Ornella Vanoni, una delle voci più iconiche e longeve della canzone italiana, è morta il 21 Novembre 2025, a Milano: aveva 91 anni e i soccorsi, giunti rapidamente nella sua abitazione, non sono comunque riusciti ad evitare il triste epilogo dettato da un arresto cardiocircolatorio. I funerali sono stati celebrati Lunedì 15 Novembre a Milano, nella chiesa di San Marco, nel quartiere di Brera, dove Ornella veniva spesso vista passeggiare con eleganza. Un addio improvviso, il suo, anche se lei era solita, già da tempo, prendere con leggerezza il concetto di morte, dopo una vita vissuta da leonessa fiera, indipendente e anticonvenzionale.
Nata il 22 Settembre 1934, a Milano, da una famiglia benestante, Ornella Vanoni ha studiato presso diversi collegi europei, inizialmente con il desiderio di diventare estetista. Tornata a Milano, però, inizia la sua carriera come attrice presso il Piccolo Teatro dove, nel 1956, debutta con Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello. Ornella non è solo dotata di una voce e una teatralità intense, ma è anche elegante e affascinante, e Giorgio Strehler, che l’ha guidata sin dagli esordi, se ne innamora perdutamente: sarà proprio lui a proporle di interpretare canzoni popolari milanesi e, in particolare, brani poetico-drammatici di un certo spessore, dando vita ad un genere nuovo e provocatorio che la porterà ad essere soprannominata Cantante della Mala: questi brani, spesso ispirati alla vita nel carcere o nelle periferie, ma interpretati sempre con una certa delicatezza, segnano l’inizio di una carriera musicale che l’ha portata lontano.
Nel 1960, Ornella conosce Gino Paoli, con cui nasce un grande amore e anche un’intensa collaborazione artistica: con lui ha inciso brani destinati a costituire delle pietre miliari della musica italiana, tra cui la classica Senza fine, e fatto tournée di grande successo, anche all’estero. Vanoni ha spesso descritto Gino Paoli come “l’amore più celebre e tormentato della sua vita”, una storia che, una volta terminata, ha comunque lasciato spazio ad un affetto profondo.
Nonostante la grande passione per Gino Paoli, negli stessi anni, Ornella sposerà il noto impresario teatrale ed ex cantante Lucio Ardenzi: il matrimonio è sempre stato descritto, dalla donna, come un errore, tant’è che esso non sta in piedi a lungo, e quando, nel 1962, nasce il figlio Cristiano Ardenzi, i due si lasciano.
Dagli anni ‘60 in poi continua l’evoluzione musicale di Ornella, che si avvicina prima alla canzone d’autore e alla musica leggera, e poi inizia a sperimentare con la canzone popolare, il jazz, la Bossa nova e la musica brasiliana. Proprio in questi anni avverrà la collaborazione con artisti di calibro internazionale, tra cui Vinicius de Moraes e Toquinho, con cui è nato La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria, un album che rilegge diverse musiche originali brasiliane di Bossa nova. La sua discografia, dunque, continua ad arricchirsi con progetti e brani sempre più iconici. Le varie contaminazioni musicali hanno dimostrato la rara apertura cultura e artistica di quest’artista che è sempre stata fuori dagli schemi. La sua immagine sofisticata, la sua voce identificativa e l’approccio interpretativo raffinato, l’hanno resa un’icona di stile, tanto da influenzare anche il mondo della moda e dello spettacolo.
Dopo aver lasciato la Ricordi e, successivamente, la Ariston, nel 1976 Ornella fonda la sua etichetta discografica, la Vanilla, anticipando i tempi sull’autoproduzione e assumendo il pieno controllo del proprio percorso artistico, da lì in poi.
La cantante ha partecipato a ben otto edizioni del Festival di Sanremo, a partire dal 1965, con canzoni di successo, arrivando sempre in cima alle classifiche e ricevendo anche numerosi premi, come quelli del Club Tenco (prima e unica donna in assoluto ad averne ricevuti due come cantautrice), il Premio Tenco Speciale, creato appositamente per lei, e il Premio Città di Sanremo alla Carriera (prima artista ad ottenerlo).
Ornella aveva un rapporto lucido con il concetto della vecchiaia e della morte: in alcune interviste aveva dichiarato di non temerle, come se avesse già accettato il suo destino, affermando di soffrire la solitudine già da un po’ di tempo; tuttavia, anche il suo ultimo periodo di vita è stato segnato da una forte presenza televisiva e pubblica, a dimostrazione di quanto la sua figura fosse ancora amata e rispettata.
Ornella ha saputo attraversare oltre 60 anni di carriera, senza mai rinunciare a reinventarsi con eleganza ed originalità, sperimentando ma restando sempre fedele a sé stessa; soprattutto negli ultimi anni aveva conquistato anche le nuove generazioni, grazie al suo stile unico, alla sua voce inconfondibile e alla sua forte personalità artistica, ma anche grazie alla sua schiettezza e auto-ironia. Ha incarnato una femminilità autentica, mai costruita, ed è spesso rimasta una voce fuori dal coro, andando controcorrente rispetto alle mode. La sua storia è una mescolanza di successi e riconoscimenti che la consacrano come una delle più grandi interpreti di sempre.
Pochi mesi fa, l’11 Giugno, l’Università statale di Milano le aveva conferito anche la laurea magistrale Honoris causa, in Musica, culture, media e performance, celebrandola come un’interprete innovativa della musica italiana e un’artista capace di rispecchiare ed interpretare il proprio tempo, talvolta superandolo.
Tantissimi sono stati i protagonisti del mondo della musica, dello spettacolo e della politica che hanno salutato Ornella Vanoni con un’ondata di commozione già nelle prime ore dopo l’accaduto, con messaggi e post sui social.
Tra i tanti, Fabio Fazio, che la ospitava ormai in maniera fissa alla trasmissione Che tempo che fa (l’ultima apparizione è avvenuta l’11 Novembre), si è detto incredulo, e anche Luciana Littizzetto l’ha ricordata con affetto sui social, chiamandola “Tesora mia adorata”, proprio com’era solito fare anche Lucio Dalla.
Non manca il ricordo di Renato Zero: la canzone da lui scritta per l’album di Ornella, Unica – Celebration Edition (2021), l’ultima raccolta di inediti di una lunga carriera, si intitola Ornella si nasce: “L’Italia perde una delle sue voci più luminose, il mondo perde un’artista immensa. Noi perdiamo un pezzo di cuore [..] Il tuo canto continuerà a volare”, ha scritto il cantante.
Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, le dedica un pensiero, ricordando di quella volta in cui partecipò al suo concerto agli Arcimboldi, a Milano, dove i due duettarono. Sangiorgi ha conosciuto Ornella nel 2019, quando lei gli chiese di scriverle una canzone; la collaborazione si sancì con la pubblicazione di Arcobaleno, un brano ispirato alle sue esperienze internazionali. Sangiorgi rivela: “Dopo tutta una vita passata ad ascoltarla e ammirarla, il regalo vero fu il suo per me [..] Eravamo in procinto di dare vita ad altra musica insieme”.
Paolo Fresu, che aveva un rapporto artistico e umano molto forte con Ornella, la ricorda con un post su Facebook. Per espressa volontà della donna, il musicista sardo ha suonato al suo funerale. “Ornella Vanoni ha compreso quanto fosse importante parlare a tutti, ai giovani. Il giorno della sua laurea Honoris causa, fuori c'erano centinaia di ragazzi che volevano salutarla [..] Mi chiamò una mattina di sei anni fa [..] Mi svelò quel suo desiderio, mi disse cosa avrei dovuto suonare”.
E tanti altri, come Fiorella Mannoia, Patty Pravo, Vasco Rossi e Gianni Morandi.
Ornella Vanoni lascia un patrimonio musicale straordinario, con oltre 55 milioni di dischi venduti e collaborazioni con artisti di calibro internazionale. Essa non è stata solo un’interprete, ma anche un simbolo di libertà, autenticità, intelligenza artistica e profondità emotiva, e la sua voce ha attraversato generazioni, costituendo un ponte verso sonorità internazionali. Con la sua scomparsa, l’Italia perde una delle sue voci più storiche, ma anche un’artista che ha saputo reinventarsi costantemente e dialogare con il mondo, pur rimanendo sé stessa fino alla fine. Il suo addio è doloroso, ma la sua musica continuerà a vivere nel presente e ad emozionare.
A cura di Arianna Pisciarino
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