26 Nov, 2025 - 13:43

"El sueño" di Frida Kahlo vola all'asta battendo ogni record

In collaborazione con
Arianna Pisciarino
"El sueño" di Frida Kahlo vola all'asta battendo ogni record

Il mercato dell’arte riaccende i riflettori su una figura senza tempo: un autoritratto di Frida Kahlo, intitolato El sueño (La cama), è stato venduto ad un’asta di Sotheby’s, a New York, per 54,7 milioni di dollari, la cifra più alta che sia stata mai pagata per un’artista donna e che, per questo, segna un nuovo record (il precedente era stato stabilito sempre da Kahlo, nel 2021, con il dipinto Diego y Yo, venduto per 34,9 milioni di dollari).

L’opera, realizzata nel 1940 e acquistata da Sotheby’s nel 1989, per appena 51 mila dollari, è ancora oggi tra le più emblematiche di Frida Kahlo, in quanto passa in rassegna, com’era tipico fare da parte della pittrice, temi profondi come la vita, la morte e il dolore. Si tratta di una delle poche opere di Kahlo rimaste private, per 45 anni, al di fuori dei confini del Messico, dove il suo corpus artistico è stato dichiarato Monumento Nazionale e dove è stato stabilito che i suoi quadri non possano essere né venduti, né distrutti, all’estero. El Sueño era apparso in pubblico, l’ultima volta, alla fine degli anni ’90, per poi essere, fino ad ora, nuovamente privatizzato.

Chi era Frida Kahlo

Frida Kahlo nasce il 6 luglio 1907, in un villaggio periferico di Città del Messico, da genitori benestanti, e risulta, da sempre, affetta da spina bifida, all’inizio scambiata per poliomielite. Qualche anno dopo si ritrova anche coinvolta in un terribile incidente stradale che le provoca una rottura della colonna vertebrale e molteplici fratture: le conseguenze, che la costringono a letto per lunghi periodi, saranno permanenti. La sua vita è stata caratterizzata da molteplici traumi, dunque, quali anche degli aborti e una relazione tormentata con l’artista e mentore Diego Rivera: nonostante un divorzio, avvenuto nel 1939, i due si risposarono nel 1940.

Frida Kahlo muore nel 1954, a soli 47 anni, per embolia polmonare, dopo un’esistenza caratterizzata da dolore cronico, e oltre 30 interventi chirurgici subiti in seguito al terribile incidente subito. Le sue ceneri, ad oggi, sono conservate presso la Casa Azul, diventata un museo a partire dal 1958, per volere di Diego Rivera, dopo la sua morte.

Costretta a letto per tutta la sua vita, Frida si fece montare uno specchio sul tetto del baldacchino per dipingere sé stessa, sofferente e perfettamente consapevole della sua condizione: è qui che ha origine la forza di una delle artiste più famose al mondo, la cui arte inizia a diventare sconfinata negli anni ‘50, arrivando ad ispirare anche l’alta moda e lo stile di tanti altri artisti, e diventando un vero e proprio cult.

L’artista è anche stata una delle prime e poche a parlare del doloro fisico femminile con maggiore enfasi rispetto al passato, documentando puntualmente sé stessa in ogni fase particolarmente critica del suo malessere. Nessuna, come lei, ha indagato il corpo con così tanta verità e immedesimazione.

All’epoca, era semplicemente conosciuta come la moglie di Rivera e il valore monetario del suo lavoro era lontano da quello attuale: la sua rivalutazione inizia, però, negli anni ‘80, con la pubblicazione della sua biografia. Il significato femminista della pittrice ha preso forma, per la prima volta, all’interno della comunità chicana, dove le donne migranti che vivevano lungo il confine con gli Stati Uniti, vedevano in Kahlo una figura in cui identificarsi, rendendola una portabandiera del movimento femminista chicano.

Il dipinto e il suo significato simbolico

Il dipinto in questione è uno dei più personali realizzati da Frida Kahlo, che qui si autorappresenta sdraiata e sorridente, in un letto a baldacchino sospeso tra le nuvole e avvolto da rampicanti, mentre sopra di lei sorride uno scheletro di cartapesta che, avvolto nella dinamite, regge un mazzo di fiori: questo, in particolare, è un elemento decisamente surrealista, anche se l’artista non ha mai apprezzato questa categorizzazione, sostenendo, drammaticamente, di dipingere la sua realtà quotidiana, e non sogni.

Nell’arte di Frida Kahlo è sempre stato ricorrente il tema del confine tra vita e morte, qui unite da un ponte, rappresentato dal sonno, che potrebbe non garantire un ritorno. Inoltre, con quest’immagine, il simbolismo personale della pittrice si intreccia alle tradizioni messicane del Día de Los Muertos, in pieno stile surrealista. I gigli bianchi sulla scena, invece, sono un simbolo di purezza e rinascita che, contrastando con l’atmosfera malinconica, offrono una sorta di speranza. Il teschio con dinamite, inoltre, è una metafora della fragilità della vita, simbolo di una distruzione imminente, mentre il letto sospeso tra le nuvole simboleggia un’esistenza sospesa tra due mondi.

Lo scheletro, elemento, dunque, particolarmente simbolico, è stato anche descritto dal catalogo di Sotheby’s: “Lo scheletro sospeso è spesso interpretato come una visualizzazione della sua ansia di morire nel sonno, vista un’esistenza quotidiana plasmata dal dolore cronico e da traumi passati”. Kahlo (che davvero era solita dormire con uno scheletro di cartapesta decorativo, sopra il suo letto), infatti, ha da sempre vissuto una vita travagliata, dal punto di vista della salute.

El sueño (La cama) è considerata una delle opere più introspettive dell’artista, tanto da essere oggetto di uno studio approfondito che si trova nel libro Women Artists and the Surrealist Movement, della critica d’arte Whitney Chadwick, che ha conferito a Kahlo e alle altre artiste surrealiste e moderniste una visibilità che non avevano mai ottenuto prima. L’opera è anche un’ulteriore testimonianza dell’identificazione di Kahlo con la cultura messicana, in particolare con la concezione della morte, come un evento inevitabile della vita.

L’impatto dell’asta sul panorama artistico mondiale

L’asta si è svolta da Sotheby’s, a New York, dove, secondo i dati ufficiali, dopo solo quattro minuti di offerte, il quadro è stato aggiudicato per 54,7 milioni di dollari. Si tratta non solo del prezzo più alto mai pagato per un’opera di Frida Kahlo, ma anche un record assoluto per un’artista donna. La senior vice presidente di Sotheby’s e responsabile dell’arte latinoamericana, Anna Di Stasi, ha gestito l’ultima offerta, aggiudicando il dipinto ad un offerente telefonico, ad oggi ancora sconosciuto. Si è però appreso che l’opera era stata messa all’asta dalla collezione di Selma Ertgun, in memoria del defunto marito Nesuhi, appassionato collezionista d’arte.

Il prezzo raggiunto da El sueño (La cama), che ha largamente battuto il record precedentemente detenuto da Georgia O’Keeffee, per l’opera Jimson Weed/White Flower no.1, riflette non solo la popolarità contemporanea di Kahlo, ma anche il riconoscimento del valore delle donne artiste ai vertici e il loro contributo all’attuale panorama artistico mondiale.

Le reazioni

La crescente attenzione verso l’opera si inserisce in un periodo di rinnovato interesse per le artiste surrealiste, in seguito alla Biennale di Venezia del 2022, curata da Cecilia Alemani, che ha evidenziato il contributo fondamentale delle donne a questo movimento artistico, conferendone il giusto riconoscimento.

La notizia ha suscitato ammirazione tra studiosi, collezionisti, commentatori e pubblico, in quanto la vendita non ha costituito solo un importante investimento economico, ma anche una vera e propria dichiarazione culturale che riconosce l’eredità che Frida, oggi, ha lasciato come donna, artista e icona. Alcuni storici dell’arte, tuttavia, hanno sollevato questioni sulla futura fruizione dell’opera perché, essendo in mani private, non è più garantito che il pubblico potrà rivederla facilmente nei musei: l’acquirente, in qualsiasi caso, sarà libero di decidere se farla viaggiare o tenerla interamente per sé.

Con questa vendita record, Frida Kahlo si conferma non solo come una delle figure più amate e influenti del XX secolo, ma anche come una delle più grandi icone del mercato artistico internazionale, una forza culturale che continua ad affascinare intere generazioni, in grado di avviare discorsi contemporanei sul corpo, sul genere, sull’identità, sul dolore e sulla resilienza, e capace di parlare a qualsiasi essere umano attraverso delle opere fortemente riconoscibili.

A cura di Arianna Pisciarino

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