Tra un anno e mezzo, quando si tornerà a votare per le comunali di Roma, ci sarà anche un nuovo partito ai nastri di partenza. Si chiama Mu.Ro.27 ed è il partito dei musulmani della capitale che tiene in agitazione Vittorio Feltri.
Il direttore l'ha scritto chiaro e tondo nella sua rubrica inclusa nel Giornale di oggi.
Si tratta dell'ennesimo tentativo di introdurre nelle istituzioni italiane un modello di comunità che non ha mai brillato per integrazione, per rispetto delle nostre norme, per adesione ai valori occidentali
Feltri e la nascita del partito dei musulmani per Roma 2027
Occhi aperti, quindi. Vittorio Feltri sottolinea più i pericoli che possono derivare dal nuovo partito dei musulmani che promette di presentarsi alle prossime elezioni comunali di Roma anziché le opportunità di migliorare l'integrazione che si registra oggi nella capitale.
L'annuncio della nascita del partito Mu.Ro.27 non è una faccenda folcloristica (...) perché se un partito che si richiama esplicitamente all'identità religiosa islamica nasce in un Paese occidentale, sarebbe quantomeno doveroso chiarire che tipo di Islam intende rappresentare: quello moderato e compatibile con la nostra civiltà? Quello che accetta le leggi dello Stato? Quello che riconosce la parità tra uomo e donna, la libertà personale, la laicità delle istituzioni? Oppure, come purtroppo accade ovunque nel mondo islamico, si parla di un Islam che considera superiori le leggi religiose rispetto a quelle civili, che ritiene ammissibile la poligamia, che pretende sottomissione femminile, che giustifica la punizione dell'apostasia, che diffida della libertà individuale e considera peccato tutto ciò che non rientra nelle regole di un codice medievale?
Il punto della questione - ha sostenuto Feltri - è che non ce lo dicono.
Un partito al buio
L'Italia, quindi, si trova nelle condizioni di dover accettare un partito al buio, lontano dalla propria tradizione culturale e senza alcuna garanzia che possa essere un mezzo per una migliore integrazione della comunità musulmana.
Un partito islamico che non specifica quale Islam rappresenti è già di per sé una contraddizione in termini. Un partito religioso in uno Stato laico non è un problema. Un partito religioso che non accetta la laicità dello Stato invece sì. Ed è questo che temiamo
Ma perché nessuno lo dice? Per Feltri, la motivazione va ricercata nella cultura woke predominante:
Nessuno lo osa dire per paura di essere accusato di razzismo. È questo che dobbiamo denunciare con coraggio, non la fede in sé
Il problema, secondo il direttore, è soprattutto della sinistra pronta ad applaudire qualsiasi cosa nel nome del pluralismo senza se e senza ma:
Per questo, finché non avremo uno statuto, un programma, una dichiarazione incontrovertibile di adesione ai valori costituzionali occidentali, non alle interpretazioni personali del Corano, questo partito non merita un solo voto