22 Dec, 2025 - 17:10

Sondaggi politici, chi vince davvero nel 2025? Il centrodestra domina, ma il vento inizia a cambiare  

Sondaggi politici, chi vince davvero nel 2025? Il centrodestra domina, ma il vento inizia a cambiare  

Come è stato il 2025 dei partiti italiani? La risposta arriva dalla Supermedia Youtrend/Agi sull'andamento aggregato dei partiti negli ultimi dodici mesi. 

Da una prima analisi più superficiale emerge un 2025 senza grandi scossoni, con il centrodestra sempre saldamente davanti alle preferenze degli italiani e il centrosinistra che rincorre mentre cerca faticosamente di costruire un'alternativa di governo.

Uno sguardo più attento, tuttavia, evidenza alcuni segnali politici meritevoli di attenzione.

Il più importante riguarda proprio la corazzata di centrodestra che chiude l'anno con una leggera flessione.

Nulla che comprometta – al momento – la corsa per la riconferma a Palazzo Chigi nel 2027, ma che rappresenta comunque un elemento di riflessione e che potrebbe forse spiegare anche l'accelerata impressa nelle ultime settimane dalla maggioranza di Giorgia Meloni alla discussione intorno alle modifiche della legge elettorale. 

A sorpresa, invece, il centrosinistra e l'area centrista chiudono l'anno con il segno più. Nessun balzo in avanti straordinario, ma nella rincorsa per le elezioni politiche ogni decimale conta. Il 2025 si chiude senza scossoni clamorosi, ma con segnali politici che meritano attenzione.

Numeri contenuti, certo, ma sufficienti a indicare come la competizione tra i tre grandi poli resti aperta e ancora lontana da un assetto definitivo.

Sondaggi politici, il centrodestra resta in testa ma chiude in negativo

Il sondaggio diffuso oggi – luned' 22 dicembre 2025 – da Youtrend certifica la leadership del centrodestra (FdI, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) che rimane l’area politicamente più forte del Paese.

Da gennaio a dicembre 2025, tuttavia, la coalizione ha mostrato qualche segnale di stanchezza che si è tradotto in un rallentamento nella sua capacità di espansione. La somma delle liste che compongono il blocco passa infatti dal 48,5% di gennaio al 48,1% di dicembre.

Un calo minimo, che non intacca la leadership complessiva, ma segnala una fase di assestamento.

Il dato suggerisce che il consenso del centrodestra sia ormai vicino a una soglia di saturazione.

La coalizione continua a intercettare un elettorato fedele, ma fatica ad allargare ulteriormente la propria base.

In un contesto politico meno polarizzato rispetto al passato, il rischio per il centrodestra non è tanto la perdita improvvisa di consenso, quanto una lenta erosione dovuta alla normalizzazione dell’azione di governo e alla concorrenza su temi specifici da parte degli altri poli.

Centrosinistra in crescita lenta, ma ancora non basta

Il campo progressista, rappresentato dall’aggregato PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, invece, chiude l’anno con un segno positivo. Dal 40,5% di inizio 2025 si passa al 40,8% di dicembre.

Anche in questo caso parliamo di decimali, ma la direzione della coalizione è significativa.

La crescita, seppur contenuta, indica una maggiore capacità di tenuta e una progressiva ricomposizione del consenso.

Tuttavia, il dato evidenzia anche il limite strutturale del campo: l’aumento non è sufficiente a colmare il divario con il centrodestra, rendendo indispensabile una riflessione su alleanze, leadership e messaggi politici per ambire a una reale alternativa di governo.

Il centro si conferma possibile ago della bilancia

E qui entrano im gioco i partiti dell'area centrista che rappresentano forse il dato più interessante della Supermedia: dal 7,1% di gennaio è passata al 7,7% di dicembre.

Per aria centrista il sondaggio ha preso in considerazione l'aggregato composto da Azione, Italia Viva e +Europa. Una variazione che, pur rimanendo su percentuali contenute, rafforza il peso politico di quest’area.

Il centro si conferma come potenziale ago della bilancia, soprattutto in uno scenario bipolare.

La crescita suggerisce l’esistenza di uno spazio elettorale per forze percepite come moderate, pragmatiche o alternative ai due poli principali. In prospettiva, anche pochi decimali potrebbero risultare decisivi nella formazione di maggioranze future o nel riequilibrio degli schieramenti.

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