Eugenio Scalfari, il fondatore di La Repubblica (e non solo) è morto all’età di 98 anni. Era uno degli intellettuali di sinistra più riconosciuti nel panorama italiano ed è stato spesso coinvolto in dibattiti e campagne pubbliche come quelle contro l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Tra i suoi cimeli si ricordano anche le onorificenze come Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.
Eugenio Scalfari è nato a Civitavecchia nel 1924 da genitori calabresi. In gioventù ha studiato prima a Roma e poi a Sanremo, dove la sua famiglia si era trasferita quando suo padre aveva iniziato a lavorare come direttore artistico del casinò della città. Scalfari era stato compagno di banco lo scrittore Italo Calvino. Le sue prime esperienze da giornalista le fece durante il fascismo, prima di essere espulso dal Partito Nazionale Fascista nel 1943 perché aveva accusato alcuni gerarchi di speculazione edilizia. Dopo la Seconda guerra mondiale lavorò con il settimanale Il Mondo e poi con il mensile L’Europeo, diretti da due giornalisti spesso rievocati in seguito da Scalfari, Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti.
Nel 1955 contribuì a fondare il Partito radicale e, nello stesso anno, il settimanale L’Espresso, che si caratterizzò per una serie di inchieste rimaste poi nella storia italiana, come quella sulla speculazione edilizia a Roma negli anni Cinquanta e quella sul SIFAR (il servizio segreto militare) che fece conoscere l’esistenza del cosiddetto piano Solo, un presunto colpo di stato mai avvenuto e organizzato dal generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo. Quando l’inchiesta sul SIFAR venne pubblicata, firmata da Lino Jannuzzi, Scalfari era direttore dell’Espresso da quattro anni. Sia Scalfari che Jannuzzi vennero querelati da De Lorenzo e poi condannati a poco più di un anno di carcere. Non andarono in prigione per l’immunità parlamentare: nel 1968 Scalfari era diventato deputato e Jannuzzi senatore, tutti e due con il Partito socialista.
A metà degli anni Settanta, Scalfari fondò Repubblica, che uscì nelle edicole il 14 gennaio 1976 ed ebbe una crescita rapidissima: in pochi anni diventò il primo quotidiano italiano per tiratura e lo rimase a lungo, scombinando il panorama editoriale italiano con un approccio innovativo e battagliero, diventando il giornale di riferimento per l’elettorato di centrosinistra. Il successo di Repubblica fu dovuto tra le altre cose all’introduzione del formato berlinese, più compatto rispetto al formato broadsheet allora utilizzato dai principali giornali, a uno stile meno ingessato e più brillante nel linguaggio, e a una grande attenzione riservata alle inchieste.
Durante l'esperienza in Repubblica vanno ricordate anche le controversie con il Papa che più volte si era ritrovato a smentire delle dichiarazioni che non gli appartenevano, almeno secondo la stampa vaticana. Scalfari dal canto suo si era "difeso" affermando di aver raccolto alcune delle citazioni riportate semplicemente a mente, senza ricorrere all'uso di registratori o appunti perché quello era stato il suo metodo per oltre 50 anni di carriera. Nonostante questo, Papa Francesco aveva continuato a concedergli le interviste facendo comprendere un ulteriore elemento di analisi sull'importanza della persona e del professionista.