Il 50% circa dei pazienti con melanoma metastatico sarebbe libero da malattia se trattato con la giusta sequenza di cure: prima l'immuno e poi la target terapia. Lo dimostra uno studio coordinato da Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Immunoterapia dell’Istituto dei tumori di Napoli, il Pascale, i cui ultimi risultati sono stati presentati all’Esmo di Parigi, il congresso di oncologia medica europea in corso in questi giorni a Parigi.
Lo studio, denominato Secombit, ha l'obiettivo di individuare la giusta sequenza terapeutica nelle persone con melanoma metastatico che presentano la mutazione del gene BRAF. In particolare, il trial sperimenta tre opzioni per individuare la sequenza migliore. La prima combina terapie target e prosegue con la combinazione di due molecole immuno-oncologiche, nivolumab e ipilimumab, dopo progressione di malattia. La seconda opzione è la duplice immunoterapia per proseguire con la combinazione di target therapy dopo progressione. Infine, il cosiddetto ‘sandwitch arm’, cioè la sequenza di terapie target e della combinazione delle due immunoterapie e, solo in caso di progressione, la prosecuzione con terapie target. Come ha spiegato Ascierto,
Raddoppierebbe cioè la sopravvivenza libera da malattia rispetto alla prima alternativa di cura, mentre passerebbe al 63 per cento quella globale. Lo studio ha altresì dimostrato nei pazienti con un elevato Ldh, l’enzima che correla il carico di malattia, o in presenza di molte metastasi, un andamento migliore nella seconda e terza opzione terapeutica. Per conseguire questi risultati sono state coinvolte 209 persone provenienti da 30 diversi centri di 10 Paesi europei, con 40 pazienti del Pascale.
Nel corso del congresso di Parigi, il gruppo di ricercatori guidato da Ascierto ha anche presentato un interessante studio su due proteine, Marco e Oas1. In questo caso, lo studio è stato condotto su 23 pazienti con melanoma avanzato. E i risultati sono i seguenti: queste due proteine, che attivano il sistema immunitario, potrebbero verificare in anticipo quali pazienti rispondono all’immunoterapia. Come spiega Mallardo, primo autore dello studio:
Ad intervenire è stato anche il direttore scientifico del Pascale di Napoli, Alfredo Budillon, che ci ha tenuto a rimarcare come "l'Istituto dei tumori di Napoli si confermi un punto di riferimento internazionale per la cura e la ricerca sul melanoma". E ha proseguito: "Il Secombit è uno studio accademico no-profit internazionale concepito e coordinato dal Pascale e noi come Istituto continueremo a promuovere con grande impegno questo tipo di studi indipendenti con la loro componente traslazionale con analisi su biomarcatori come quelli presentati oggi all’Esmo dal gruppo di Ascierto".