Anzio e Nettuno sciolti per mafia, ormai è ufficiale. Un fulmine a ciel sereno per i due comuni laziali che, però, non è un colpo di scena per il Consiglio dei Ministri e per l'Arma dei Carabinieri che, prima di arrivare ad una conclusione così drastica, si sono avvalsi di approfondite e accurate indagini. A destare sospetti sono state numerose irregolarità negli affidamenti di appalti pubblici anche alle giunte precedenti a queste ormai sciolte. Il lavoro certosino delle Forze dell'Ordine ha portato ad un epilogo forse sconcertante ma inevitabile. Ecco cosa dicono sul tema i protagonisti di questa svolta.
Sullo scioglimento dei comuni di Anzio e Nettuno per mafia così si è espresso il Consiglio dei Ministri con una nota:
Parole che pesano come piombo ma che arrivano a suggellare mesi e mesi di duro lavoro per tutelare la sicurezza nel nostro paese.
La notizia nella notizia di Anzio e Nettuno sciolti per mafia è che, per il secondo comune, si tratta del secondo scioglimento del consiglio comunale per condizionamento mafiosa, considerando che la prima volta fu nel novembre del 2005, quindi 17 anni fa. L’istruttoria che ha portato allo scioglimento per mafia di quest'anno è iniziata dopo l'operazione Tritone risalente allo scorso febbraio che aveva portato all’arresto di 65 ndranghetisti legati ai clan Madaffari, Gallace, Perronace e Tedesco. Dall’indagine erano emersi condizionamenti anche nelle campagne elettorali che portarono all’elezione dei sindaci Candido De Angelis ad Anzio e di Alessandro Coppola a Nettuno che, per completezza d'informazione, ricordiamo non essere indagati.
Dietro alla commissione d’accesso c'è la mente dell’allora prefetto di Roma Matteo Piantedosi, oggi Ministro dell’Interno, che ha accertato irregolarità negli affidamenti di appalti pubblici anche alle giunte precedenti a queste ormai sciolte stabilendo la necessità di agire per evitare ulteriori crimini.