Solo briciole in manovra. Due miliardi di briciole. Secondo gli addetti ai lavori, quanto previsto dalla legge di bilancio 2023, per il comparto sanità è davvero poco. A lanciare l’allarme, pronte a scendere in piazza a protestare, diverse organizzazioni sindacali dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. E se è vero che 1,4 miliardi andranno a coprire il caro bollette la dote, l’esecutivo Meloni di fatto destina 600 milioni al comparto sanitario. A mitigare la situazione, altri due miliardi destinati dall’esecutivo Draghi, nell'ultima legge di bilancio, lo scorso anno.
Le organizzazioni sindacali dei medici, veterinari e dirigenti sanitari manifestano a Roma giovedì 15 dicembre in piazza Santissimi Apostoli dalle ore 14.00, in difesa del servizio sanitario pubblico.
Oggi, tuttavia, il piatto piange. E per il presidente della Fnomceo Filippo Anelli l’entità del provvedimento è addirittura insufficiente, con il numero 1 della federazione nazionale dei medici chirurghi ed odontoiatri che chiedeva questa cifra per aumentare gli stipendi nel comparto sanitario. Cui si aggiunge anche il contratto di lavoro per il triennio 2022-24, per il quale non è previsto – secondo le bozze circolanti – alcuno stanziamento.
Se gli addetti ai lavori sono critici, anche gli amministratori regionali non sono da meno. Sono diverse le voci preoccupate dal minimo stanziamento destinato dal governo alla sanità. Il presidente del Molise Donato Toma non usa mezzi termini, chiedendo di prestare più attenzione alle necessità del mondo della sanità.
Quanto contenuto nel nuovo documento di economia e finanza, ricordando gli applausi, i ringraziamenti e i plausi destinati negli ultimi tempi ai medici e agli infermieri, definiti eroi in trincea contro la pandemia invisibile, rischia di appesantire la situazione del nostro sistema sanitario nazionale e dei suoi lavoratori, sempre più attratti dal lasciare il servizio pubblico per andare a cercare maggiori fortune economiche tanto all’estero quanto nel settore privato, entrando nelle cooperative che forniscono al sistema sanitario nazionale, e con costi sensibilmente più alti, quei dipendenti che dallo stesso si erano allontanati, retribuendoli comunque molto di più rispetto ai colleghi. E in vista dell’inverno, l’allarme Coronavirus torna a farsi sentire.
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