A pochi giorni dalla fumata nera Giuseppe Conte ritorna sul mancato accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle, per la candidatura unica alle elezioni regionali del Lazio (a differenza per esempio di quanto accaduto in Lombardia).
Una scelta che prosegue dunque la linea di rottura già avanzata dopo la caduta del governo Draghi e non ha trovato punti di contatto per provare una riappacificazione.
"Io non posso accettare che il Movimento 5 Stelle sostenga alla presidenza della Regione Lazio una persona che creato un danno erariale accertato dallo Stato quasi 300mila euro". Il riferimento è ad Alessio D'Amato, attuale governatore regionale alla Salute e candidato Pd per il dopo Zingaretti.
Così Giuseppe Conte riassume il principale motivo che ha vedrà correre separatamente Pd e Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni regionali nel Lazio. L'avvocato pentastellato parla di "somma accertata dai magistrati contabili" e poi pone una domanda retorica ai presenti all'Assemblea regionale di Coordinamento 2050, chiedendo se "la questione morale esiste o non esiste?.
Ma l'evento è anche l'occasione per toccare un altro tasto dolente che riguarda il rapporto tra i grillini e la regione capitolina: quello del termovalorizzatore di Roma. Qui nel mirino finisce il sindaco Roberto Gualtieri, a cui Conte ricorda che "la transizione è nulla se non c'è confronto democratico" facendo riferimento al fatto che il primo cittadino della Città Eterna gode anche dei poteri attribuitigli dal Giubileo 2025. All'incenerimento il M5s aveva chiesto (e continua farlo) una strada diversa, orientata al riutilizzo e al recupero dei rifiuti.
Il fallimento di qualsiasi proposta di campo largo nel Lazio si completa con la decisione di Sinistra Italiana di sostenere il candidato del Movimento 5 Stelle, "con cui avremo un confronto serrato attorno ad una lista unitaria". Parole di Massimo Cervellini, segretario regionale del partito.