Dl Rave, in corso il voto di fiducia sul primo Decreto Legge del governo Meloni alla Camera in un clima di forte contestazione da parte delle opposizioni. Il provvedimento va licenziato entro il 30 dicembre, pena la sua decadenza, con le opposizioni che promettono ostruzionismo per arrivare alla scadenza naturale ed evitare la conversione del testo.
Al termine dell'Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha dichiarato che sarà adottata la ghigliottina, confermando che "al termine della conferenza tra i capigruppo tutti i tentativi di trovare una mediazione sono falliti".
Dl Rave, dopo le dichiarazioni di voto alla Camera sono iniziate alle 17.30 circa le votazioni per approvare la fiducia alla norma che va convertita in tempi record entro domani.
Tre i contenuti simbolo del Decreto Legge: la norma anti-rave, che introduce il nuovo articolo 633-bis del codice penale, la decadenza dell'obbligo vaccinale anti-covid e l'abrogazione dei reati nella Pa dall'elenco delle sanzioni ostative. Sulla prima si è dibattuto per lungo tempo: in breve, si punisce con una pena dai 3 ai 6 anni chi organizza raduni musicali illegali su terreni di proprietà altrui. In merito alla seconda norma, si anticipa dal 31 dicembre al 2 novembre il termine dell'obbligo vaccinale contro il covid per i lavori del settore sanitario: di conseguenza, decade del tutto l'obbligo vaccinale e si procede al reintegro di chi non si è vaccinato, prorogando il pagamento delle multe. Infine, la terza norma elimina i reati contro la Pubblica Amministrazione dall’elenco dei reati ostativi.
La maggioranza è riuscita a limitare il primo tentativo di ostruzione delle opposizioni, approvando in forma ufficiosa la fiducia sul testo. Sono previsti 98 interventi da parte dei parlamentari, ciascuno della durata di mezz'ora circa. A ciò si aggiungono i 157 emendamenti all'ordine del giorno, che saranno immediatamente discussi dopo il voto di fiducia. Qui interverrà successivamente la ghigliottina, chiamata ad accorciare i tempi.
Le dichiarazioni di voto alla Camera.
Il gruppo minoranze linguistiche ha rinunciato a parlare durante le dichiarazioni di voto per la fiducia al decreto rave e si è successivamente astenuto dalla votazione.
Successivamente ha preso parola Nicola Fratoianni, leader dell'alleanza Verdi-Sinistra, il quale ha definito "ipocrita" l'Esecutivo. Quest'ultimo sarebbe reo di "non occuparsi dei giovani quando ci sono in ballo le preoccupazioni per il loro futuro". Ha definito "fenomeno sociale" i rave party, "che non si governano con il diritto penale perché è uno strumento inappropriato". Poi annuncia opposizione in Aula e fuori dal Parlamento.
Antonio D'Alessio (Azione-Italia Viva) ha preannunciato il voto contrario del Terzo Polo giustificandolo con "la presenza di tracce anticostituzionali quali la libertà riunione, il principio di tassatività e determinatezza e la sproporzionalità della pena comminata".
Valentina D'Orso (M5s) parla di "norma pericolosa che mantiene forti elementi di criticità, a cominciare dalle pene irragionevoli, che solletica l'elettorato senza rispondere ad allarme sociale o criminale".
Alessandro Zan (Pd) è andato giù durissimo su Piantedosi ("Sempre puntuale quando si parla di sgomberi tranne che con CasaPound"), poi ha attaccato la norma sul covid che, secondo lui, smaschera "l'occhiolino fatto ai no-vax durante tutto il periodo pandemico".
Annarita Patriarca (Forza Italia) definisce il perimetro dei rave party, definendoli "trasgressivi, luoghi di diffusione di sostanze stupefacenti e pertanto pericolo concreto alla salute pubblica". Confermata la fiducia.
Davide Bellomo (Lega) attacca le opposizioni per aver cambiato più volte tattica sul decreto, difendendo le scelte fatte in quanto "hanno dato seguito alle sentenze della Corte Costituzionale". Poi sulla rimozione del reato ostativo, ricorda che "non sono concessi benefici a chiunque".
Massimo Ruspandini (Fdi), scherza verso le opposizioni ricordando che "In Italia i rave si possono fare. Basta dotarsi di partita iva, affittare un locale, chiedere i permessi, avere gli estintori, la cassa fiscale.."
La ghigliottina, preannunciata oggi pomeriggio dal ministro Ciriani, è uno strumento in capo al presidente della Camera che cancella l'iter processuale di validazione di un decreto legge saltando direttamente alle votazioni. Un espediente a cui si ricorre quando il tempo a disposizione è poco, come in questo caso.
L'unico precedente nella storia della Repubblica è datato 29 gennaio 2014, quando Laura Boldrini, ex presidente della Camera, adottò la ghigliottina in merito al Dl Imu-Bankitalia.