Accadde oggi, 23 febbraio 1836: la battaglia di Alamo. Terminata il 6 marzo dello stesso anno, la battaglia di Alamo fu un evento chiave della rivoluzione texana. Dopo un assedio durato 13 giorni, le truppe messicane guidate dal presidente e generale Antonio López de Santa Anna, lanciarono l'assalto alla missione francescana di Alamo, situata vicino alla città di San Antonio de Béxar: quella che oggi è la città statunitense San Antonio.
Le crudeltà del generale Santa Anna durante la battaglia di Alamo, ispirarono molti coloni texani e avventurieri, che da varie parti degli Stati Uniti partirono per unirsi all'armata Texana. Successivamente, nella battaglia di San Jacinto che sancì la nascita della Repubblica del Texas, le forze di Santa Anna furono sconfitte dalle truppe texane, che usarono il grido di battaglia: "Ricordatevi di Alamo".
L'esercito messicano arrivò sul posto il 23 febbraio di 187 anni fa. Era formato sia da unità di fanteria che di cavalleria e aveva anche un supporto di artiglieria. I messicani erano equipaggiati con moschetti inglesi di tipo Brown Bess e numerosi cannoni da 6 libbre. Molti degli ufficiali erano veterani europei e lo stesso generale Santa Anna era un veterano dei tempi della guerra messicana d'indipendenza. Il tenente colonnello William Barret Travis, comandante delle forze regolari dell'esercito texano, riuscì a far partire dal forte alcuni cavalieri poco prima dell'assedio; cavalieri che informarono il governo del Texas di quella che era la situazione. Chiesero che i rinforzi giungessero non più tardi del 25 febbraio. Ma va detto che l'esercito texano non aveva a disposizione uomini e mezzi per poter salvare il forte.
Durante l'assedio, 32 uomini della città di Gonzales riuscirono a passare attraverso le linee messicane e a raggiungere il forte. Prima della battaglia, il generale Santa Anna diede l'ordine di issare una bandiera rossa per indicare ai difensori che l'attacco sarebbe stato senza quartiere, fino allo sterminio del nemico. Alcuni difensori furono infatti catturati e uccisi dopo la battaglia. Tra i difensori del forte, c'erano: il mitico Davy Crockett, William Barret Travis e James Bowie, capo delle forze della milizia. In uno dei dispacci Travis scrisse: "Il nemico mi ha chiesto di arrendermi, ho risposto loro con un colpo di cannone, non mi arrenderò mai". Dei 6.500 soldati che erano partiti da San Luis Potosí ne erano rimasti tra i 4.000 e i 5.000. Alcuni avevano disertato, altri erano stati uccisi dalle malattie. Solo 1.700 soldati vennero impiegati nell'assalto finale. L'assedio venne condotto in maniera professionale e scientifica. L'esercito messicano, dopo essersi disposto su quattro colonne, attaccò alle ore 5 del mattino del 6 marzo e prese il forte alle 6:30, dopo combattimenti corpo a corpo.
Prima di parlare delle vittime però illustriamo la composizione etnica dei difensori di Alamo: 13 erano nativi del luogo di cui 11 di origini messicane. Gli altri 41 erano nati in Europa, 2 erano di origini ebraiche, poi c'erano 2 schiavi afroamericani e i rimanenti erano statunitensi di altri stati americani diversi dal Texas. Mentre, le forze di Santa Anna erano un insieme di cittadini spagnoli, meticci ispano-messicani e nativi messicani. Il numero delle vittime messicane varia dai circa 250 della versione ufficiale messicana ai 1400, 1500, della narrazione texana. In realtà, esperti militari dell'epoca parlarono di circa 200 messicani uccisi e 400 feriti. Mentre, altre fonti riferirono di quasi 200 texani uccisi. Tutti i corpi delle vittime furono bruciati, a parte quello di Gregorio Esparza, che venne sepolto poiché suo fratello Francisco aveva partecipato con il generale Cos all'assedio di Bexar (nella foto: Alamo oggi).
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