Accadde oggi 28 marzo 1854: la guerra di Crimea. La guerra di Crimea fu un conflitto per il controllo dei Balcani e del Mediterraneo, che oppose alla Russia l’impero ottomano, sostenuto da Francia e Gran Bretagna, con l’appoggio di un corpo di spedizione piemontese. Il pretesto alla guerra venne dalla Palestina, dove i cattolici spalleggiati dalla Francia e i greco-ortodossi sostenuti dalla Russia, si contendevano il possesso dei luoghi santi. E proprio 169 anni fa, il Regno Unito e la Francia dichiararono guerra alla Russia zarista (nella foto: l'esterno del museo della Guerra di Crimea a Sebastopoli).
Nonostante il sultano avesse confermato nel febbraio 1852 alla Chiesa greca quasi tutti i suoi privilegi, lo zar Nicola I inviò in missione a Costantinopoli il principe Menšikov per tentare di ottenere dallo stesso sultano anche il riconoscimento esplicito della protezione russa sui 10-12 milioni di sudditi greco-ortodossi del suo impero. Avendo la Sublime Porta respinto, in quanto lesiva della propria sovranità la pretesa dello zar, il 3 luglio le truppe russe passarono il fiume Prut, occupando rapidamente la Valacchia e la Moldavia. Ma la nota con cui le potenze occidentali d’Europa si rifiutarono di riconoscere la legittimità delle pretese russe, incoraggiò alla resistenza i turchi, che il 4 ottobre 1853 dichiararono guerra.
I russi estesero le operazioni dal Danubio al Caucaso, minacciando contemporaneamente Costantinopoli dai Balcani e dall’Anatolia, mentre la flotta distruggeva quella turca a Sinope. La Francia e l’Inghilterra si strinsero in alleanza e dichiararono guerra alla Russia, l’Austria e la Prussia, invece, s’impegnavano tra loro con un trattato a ottenere dalla Russia lo sgombero della Valacchia e della Moldavia, poiché alle potenze tedesche non poteva essere indifferente la sorte delle bocche del Danubio. L’esercito russo, pressato a Occidente dal corpo di spedizione anglo-francese sbarcato nel maggio a Varna e di fronte da Omar pascià, si affrettò a sgombrare la Valacchia e la Moldavia, che furono occupate dagli austriaci. Venne così tolto alle potenze tedesche ogni interesse diretto a entrare in una coalizione contro la Russia. Francia e Inghilterra decisero quindi di fiaccare la potenza navale russa nel Baltico e nel Mar Nero, allargando contemporaneamente le operazioni nel Pacifico, dove però fallirono contro la tenace resistenza della base navale di Petropavlovsk.
Sebastopoli, massimo porto russo nel Mar Nero, costituì allora l’obiettivo strategico principale degli anglo-francesi. Sbarcati tra il 14 e il 18 settembre 1854 a Eupatoria in Crimea, gli alleati, agli ordini di lord Raglan e del generale Saint-Arnaud, vinsero i russi al fiume Al′ma; ma, dopo la sconfitta a Balaklava e la vittoria nella battaglia di Inkerman, iniziò un’interminabile e logorante assedio, con notevoli perdite tra gli assedianti per gravi epidemie di colera. Nell’agosto 1855 si svolse la decisiva battaglia della Cernaia perduta dai russi per la resistenza delle truppe piemontesi inviate sul luogo nel maggio di quell’anno dopo l’adesione del regno di Sardegna all’alleanza franco-inglese. Ma solo l’8 settembre cadde la torre di Malachov, chiave di Sebastopoli, e fra l’11 e il 12 settembre cadde anche la piazza stessa. Il generale Gorčakov riuscì tuttavia a trarre in salvo l’esercito russo sull’istmo di Perekop.
L’adesione incondizionata del Regno di Sardegna sarebbe dovuta servire, nei progetti degli alleati, a convincere anche l’Austria, libera da ogni timore per le sue province italiane, a intervenire nella guerra. Però, nel frattempo, il governo di Vienna aveva preferito intraprendere un’azione diplomatica mediatrice, che raggiunse il suo scopo solo il 16 gennaio 1856, quando il nuovo zar di Russia Alessandro II si decise a capitolare. Si arrivò così al Congresso di Parigi, che: garantì l’indipendenza e l’integrità dell’impero ottomano, chiuse gli stretti alle navi da guerra, limitò gli armamenti russo-turchi nel Mar Nero, proclamò la libera navigazione nel Danubio e l’autonomia dei principati sotto l’alta sovranità della Sublime Porta e il protettorato collettivo delle potenze. Il regno di Sardegna, grazie alla sua partecipazione alla guerra di Crimea, fu ammesso ai lavori del congresso formale con le altre potenze. Un aspetto che consentì a Camillo Benso Conte di Cavour di sollevare proprio in quella sede la cosiddetta questione italiana. Il primo passo verso l’unità d’Italia.
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