La richiesta di rimuovere TikTok dai dispositivi governativi arriva dal Pd tramite una mozione presentata nei giorni scorsi. Una scelta che gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’India, e vari paesi europei hanno già fatto, motivando la decisione in termine di "rischi per la privacy e la sicurezza nazionale. Il senatore del Pd Enrico Borghi, ha spiegato a Rainews.it le ragioni di questa iniziativa parlamentare.
Tale iniziativa, afferma Borghi, è stata accolta molto bene. Essa è nata da un'indagine conoscitiva sui possibili rischi della app in merito alla sicurezza nazionale. A tal proposito, spiega il senatore, il punto chiave è verificare l’uso che il governo della Cina fa dei dati sensibili dei cittadini italiani. L’Italia è esposta ai rischi di privacy e sicurezza a causa della mancanza del Digital Service Act approvato proprio dal Parlamento europea.
Alla domanda quali sono gli obiettivi del Digital Service Act e perché non è stato ancora recepito in Italia, Borghi risponde:
Il ministro e vicepremier Matteo Salvini si è detto perplesso e contrario ad ogni tipo di censura. Borghi tuttavia ha affermato che qui non si parla di censura, ma di sicurezza nazionale. E parla del fenomeno della infocrazia:
I vertici di TikTok hanno dichiarato più volte: I dati degli utenti italiani, così come quelli europei, non sono conservati in Cina ma negli Stati Uniti e Singapore e presto all'interno dell'Unione Europea nel data center irlandese. Il Governo cinese non ha mai chiesto l'accesso ai dati dei nostri utenti e laddove dovesse non li condivideremmo.
Ma su questo punto Borghi ci tiene a sottolineare che la legge sulla sicurezza della Repubblica Popolare Cinese stabilisce che qualora le attività di trattamento dati possano ledere la sicurezza nazionale, la giurisdizione è estesa a persone o entità all’estero, e che è fatto obbligo a ogni persona fisica o giuridica cinese di trasferire ogni informazione alle autorità cinesi. Questo significa che Il fatto che il governo cinese non abbia mai chiesto l’accesso dei dati non pregiudica il fatto che lo possa chiedere, o meglio pretendere, in futuro.
Alla domanda se il Pd presenterà una mozione anche alla Camera dei Deputati, Borghi non si sbilancia: