Il Po rappresenta sempre più lo specchio (arido) dell’emergenza siccità in Italia. Il canale fluviale principale del nostro Paese ha già toccato i minimi storici in termini di portata, e attraversa una situazione decisamente peggiore rispetto al già difficile 2022.
Alla foce di Pontelagoscuro, in provincia di Rovigo, la portata è pari a 338,38 metri cubi/secondo. Il limite di riferimento è pari a 450 mc/s. Questo valore venne registrato il 4 giugno 2022, il che significa un preoccupante anticipo rispetto a dodici mesi fa.
Le precipitazioni piovose e nevose che stanno attraversando il Nord Italia saranno un piccolo premio di consolazione, di fronte a una crisi sempre più profonda. Si temono ripercussioni pesantissime sulla stagione agricola.
Il bollettino quotidiano varato dall’Autorità distrettuale, in collaborazione con l’Osservatorio permanente, certifica uno scenario assolutamente preoccupante e senza segnali di miglioramento nel futuro immediato.
La siccità del Po è però solamente la punta dell’iceberg, come dimostrano i dati aggregati dell’ANBI sulle Risorse Idriche. In Lombardia manca il 58,4% acqua rispetto alla media storica ed il 12,55% sul 2022. Ancor più ampio il gap relativo alle precipitazioni nevose (-68,8% della media e -20% sull’anno scorso). Anche gli affluenti lombardi del Po sono in difficoltà, anche se minore: l’Adda risulta il fiume più in salute, seguito da Serio, Oglio e Mincio.
Spostandoci ai laghi, quello di Garda indossa la maglia nera a causa del differenziale tra flussi in ingresso e in uscita. Tra gli altri bacini, Maggiore e Lario sono in calo, mentre il Sebino cresce leggermente.
L'anno scorso la siccità è costata 13 miliardi di euro al sistema Paese. A fronte dei dati parziali attualmente raccolti, il 2023 si preannuncia peggiore nell'attesa del via operativo a piani e provvedimenti indispensabili per incrementare la resilienza alla crisi climatica