Il governo è pronto a un nuovo voto di fiducia, sul decreto PA atteso domani in Aula alla Camera. Per la tredicesima volta da inizio legislatura, l’esecutivo Meloni blinda un provvedimento in vista del sì definitivo al Senato che deve arrivare entro il 21 giugno.
Il dl PA contiene l’emendamento che proroga lo scudo erariale e cancella i controlli in itinere da parte della Corte dei Conti sui progetti legati al Pnrr. "Come regola generale, non commentiamo gli atti legislativi" nazionali, ha fatto sapere sabato il portavoce di Palazzo Berlaymont, dopo gli attriti che sembravano emersi nei giorni scorsi tra l’Europa e Palazzo Chigi.
Archiviata dunque la polemica, forse più ipotizzata che reale, con Bruxelles, grazie all’ulteriore chiarimento della Commissione che ha assicurato scambi costruttivi con l’Italia per lo sblocco della terza rata del Piano, si è aperta la disputa con il procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Mellillo. Abolire il controllo concomitante dei giudici contabili aumenta il rischio che le risorse finiscano nelle mani di mafiosi e corrotti, avverte il magistrato ex procuratore capo a Napoli. Non occorrono controlli intermedi, ma finali, replica Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fratelli d'Italia.
Resta da sciogliere il nodo delle variazioni che il governo intende apportare al Pnrr, ma il ministro Fitto è ottimista. Il termine è il 31 agosto, ricorda, e "al momento solo 5 Paesi su 27 hanno presentato le loro modifiche". Anche il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Paolo Barelli si è detto fiducioso che la terza tranche da 19 miliardi arriverà senza intoppi. Una leggera frenata all’entusiasmo alquanto dilagante tra la maggioranza, lo pone Matteo Salvini. Il leader della Lega, pur rimarcando che il suo ministero è pronto a spendere tutte le risorse disponibili, non nasconde che ci vuole tempo per realizzare alcune infrastrutture.
La decisione del governo di porre la questione di fiducia sul decreto PA dimostra un atteggiamento "spregiudicato" da parte dell’esecutivo, secondo il Movimento Cinque Stelle. Per i Dem questo modo di fare risponde al bisogno della maggioranza di controllare tutto, escludendo interventi esterni.
Si apre insomma una settimana calda per Giorgia Meloni e i suoi. E il meteo di giugno, ancora ballerino, c’entra ben poco.