È attesa per domani, giovedì 15 giugno, la sentenza del Tribunale di Trani sul disastro ferroviario tra Andria e Corato, avvenuto il 12 luglio 2016. Sono passati quasi sette anni da quella tragedia, uno scontro frontale determinato, a detta dell'accusa, da un errore umano e da mancati investimenti per la sicurezza.
Nell'incidente ferroviario si scontrarono due treni, su un binario che allora era unico. Un impatto che provocò la morte di 23 persone e il ferimento di altre 51. La tratta era gestita da Ferrotramviaria, società del trasporto pubblico ferroviario del Nord Barese. Il binario unico, spiega il pm Marcello Catalano, era regolato dal sistema del blocco telefonico. Un sistema ritenuto "non sicuro ed obsoleto", basato su dispacci tra i capistazione, che autorizzano la partenza alla volta della stazione successiva.
Quella mattina, dalla stazione di Andria arrivò il via libera per il treno dalla stazione di Corato. Senza attendere l'arrivo di questo convoglio nella stazione andriese, però, fu fatto partire l'altro treno in direzione Corato. Il nefasto e violento scontro tra i due convogli si rivelò inevitabile.
Fu proprio la strage ad imporre alcune modifiche sulla tratta. La circolazione è rimasta bloccata per anni, ed è ripresa soltanto lo scorso 3 aprile 2023. I binari oggi sono due, entrambi dotati di moderni sistemi di sicurezza automatizzati.
I parenti delle vittime chiedono giustizia e fremono per la decisione dei giudici. Nel processo sono contestati a vario titolo i reati di disastro ferroviario, omicidio e lesioni colpose plurime, rimozione e omissione colposa di cautele contro gli infortuni e falso.
Il pm ha chiesto 15 condanne, con pene comprese tra i 6 e i 12 anni di reclusione, e un'assoluzione. Per Ferrotramviaria chiesta la sanzione amministrativa di 1,1 milioni di euro. La società di servizi ferroviari rischia anche la revoca di autorizzazioni, licenze e concessioni per l'esercizio dell'attività per un anno.
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