Accadde oggi, 21 luglio 2001: G8 a Genova, i fatti della scuola Diaz. Genova: dopo 3 giorni di vertice degli 8 grandi della Terra, nella notte del 21 luglio di 22 anni fa nel complesso scolastico Diaz-Pertini e Pascoli, adibito a centro stampa del coordinamento del Genoa Social Forum rappresentato da Vittorio Agnoletto, fecero irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato con il supporto operativo di alcuni battaglioni dei Carabinieri. Vennero fermati 93 attivisti; 63 di loro finirono in ospedale, tre dei quali in prognosi riservata e uno in coma. Altri vennero portati nella caserma del reparto mobile di Genova Bolzaneto, dove avvennero altre violenze e abusi a opera delle forze dell’ordine.
Il primo giornalista a entrare nella scuola Diaz fu Gianfranco Botta; quello che riprese con la videocamera fece il giro del mondo testimoniando un pestaggio da "macelleria messicana, come lo definì il vicequestore Michelangelo Fournier. In totale, finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra. Al blitz di Polizia prese parte un numero imprecisato di agenti. La Corte di Appello di Genova, basandosi sulle informazioni fornite durante il processo dal questore Vincenzo Canterini, parlò di circa 346 Poliziotti e 149 Carabinieri incaricati della cinturazione degli edifici del complesso della Diaz.
Nei successivi 13 anni, i procedimenti penali aperti in merito alle responsabilità delle violenze, alle irregolarità e ai falsi dichiarati nelle ricostruzioni ufficiali, nella maggior parte dei casi si conclusero con assoluzioni, dovute all'impossibilità di individuare i diretti responsabili delle stesse o per l'intervenuta prescrizione dei reati. Nell'aprile del 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo, condannò lo Stato italiano al pagamento di un risarcimento di 45.000 euro nei confronti di Arnaldo Cestaro, uno dei feriti che fece ricorso alla Corte europea. In tal modo fu evidenziato come durante l'operazione fossero avvenuti eventi contrari agli articoli 3, 6 e 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle vessazioni e a condizioni degradanti e inumane.
Il codice penale italiano, invece, non prevedendo il reato di tortura, non consentì attribuzione di capi d'imputazione commisurati alle violenze verificatesi in quei giorni. Il 22 giugno 2017 la stessa Corte europea condannò nuovamente l'Italia per i fatti della scuola Diaz, riconoscendo che le leggi dello Stato risultavano inadeguate a punire e a prevenire gli atti di tortura perpetrati dalle forze dell’ordine.