Le ultime settimane di conflitto tra Israele e Gaza hanno infiammato l'opinione pubblica a livello internazionale. Se sul campo la situazione non sembra essere vicina ad una soluzione, a livello mondiale sono raddoppiati i boicottaggi dei prodotti israeliani. Questo ha un riflesso su tutta l'economia halal, con un aumento del 100% della richiesta rispetto a solo un mese fa.
Il settore halal, contrariamente a quanto solitamente si ritiene, non si limita a quello alimentare. Nel linguaggio arabo, infatti, il termine indica tutto quello che viene permesso e include sì l'alimentazione ma non in maniera esclusiva, anche l'abbigliamento ne fa parte ad esempio.
I boicottaggi dei prodotti esportati da Israele sono stati molteplici ma sono soprattutto tre i mercati (facendo riferimento solo ai paesi non islamici) in cui la richiesta di prodotti di questo tipo ha generato un aumento a tripla cifra: Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia.
I numeri sono certificati da Yunus Ete, presidente del World Halal Summit Council, e riguardano un settore che al momento vale 7 mila miliardi di dollari e potrebbe arrivare ai 10.
Queste cifre solo a primo impatto possono essere considerate troppo elevate. Guardando infatti a quello che è il numero dei musulmani, quanti ad esempio svolgono annualmente il Ramadan, la stima globale parla di oltre 2 miliardi di persone.
Circa il 25% della popolazione mondiale è di fede musulmana e questo spiega le cifre attorno al settore halal. Un'altra spinta all'economia arriva dal turismo religioso, ma questo compiuto non solo da musulmani (si pensi al numero di turisti che ogni anno richiama la basilica di San Pietro a Roma).