Oltre la metà dei lavoratori in Italia è disposto a guadagnare meno per avere un giorno libero in più, con cifre in deciso aumento per le fasce d'età più giovani. Si tratta del 55% dei lavoratori, con un picco del 62% nel caso della fascia tra i 25 e i 34 anni.
Non si tratta di fantascienza ma di settimana corta, terminologia già usata e adottata in diversi paesi che sembra aver rivoluzionato, in senso positivo, la vita. In particolare, si è dimostrato che ad una diminuzione del numero di ore di lavoro non consegue direttamente una diminuzione della produttività. Anzi, si è notato un miglioramento del senso di soddisfazione del personale, che si riflette in maniera positiva sulla quantità e qualità di lavoro svolta.
Lo studio in questione è portato avanti dall'Associazione che unisce le aziende italiane che hanno come obiettivo il condurre ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale (Assirm). Si è evidenziato un mercato del lavoro in netto cambiamento rispetto al passato, con differenze evidenti già guardando ad un pre e post pandemia.
Il presidente di Assirm, Matteo Lucchi, ha ribadito la presenza di più approcci nel mondo del lavoro di oggi.
Lo studio citato in precedenza mette in evidenza, inoltre, quali siano le caratteristiche ricercate principalmente dalle persone che entrano nel mondo del lavoro oggi. In primo luogo una buona retribuzione, elemento prioritario in tutte le fasce d'età: un punto che cambia notevolmente a seconda del luogo in cui si lavora (sempre rimanendo col focus in Italia).
Seguono un trattamento equo nei confronti dei dipendenti, di pari importanza rispetto ad un contesto di lavoro stimolante e piacevole. Boom di lavori da remoto, in crescita esponenziale dopo il covid, con una crescita a tre cifre rispetto all'epoca precedente alla pandemia.