21 Nov, 2023 - 19:24

Nuovo pacchetto sicurezza, Cucchi (AVS): "L'unica soluzione che il Governo conosce per risolvere i problemi del Paese è la repressione"

Nuovo pacchetto sicurezza, Cucchi (AVS): "L'unica soluzione che il Governo conosce per risolvere i problemi del Paese è la repressione"

Approvato dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa, il nuovo pacchetto sicurezza inizia ora l'iter per la sua approvazione in Parlamento. L'insieme delle misure individuate dal governo Meloni per garantire una "stretta" in tema di lotta alla microcriminalità continua però a far discutere.

Se da un lato le sigle sindacali e le organizzazioni rappresentative delle Forze di Polizia e delle Forze di Polizia Penitenziaria hanno accolto con favore gli interventi approvati dal Governo, dai banchi delle opposizioni e dall'Unione delle camere penali italiane si solo sollevate non poche voci di protesta.

Il timore, come espresso in un comunicato dal prof. Samuele Ciambriello, Portavoce nazionale della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, è che il nuovo pacchetto sicurezza «porti in breve tempo a un sensibile aumento della popolazione detenuta» esasperando le criticità che già caratterizzano le carceri italiane. Timore, questo, espresso anche dalla senatrice di AVS Ilaria Cucchi in questa intervista esclusiva per TAG24.

Nuovo pacchetto sicurezza, Cucchi (AVS): "Il Governo pensa solo alla repressione, che siano le proteste dei detenuti o dei giovani ambientalisti"

Senatrice Cucchi, come giudica il nuovo pacchetto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana?

«Questo pacchetto sicurezza è solo l'ennesima dimostrazione di come il Governo individui, come unica soluzione ai problemi del Paese, la repressione.

Basta leggere quanto scritto nel pacchetto per capire che quanto approvato è assurdo: addirittura si prevede il carcere per chi si trova senza un'abitazione o sotto sfratto. Non solo: vengono aumentate le pene per i detenuti che protestano per la loro condizione in carcere.

Ecco il Governo della repressione. In questo anno c'è stato, in media, un decreto legge a settimana. La maggioranza continua infatti ad approvare leggi che non saranno applicabili o che comunque non serviranno a nulla».

Cucchi: "Il reato di blocco stradale contro i ragazzi ambientalisti è la prova della volontà repressiva del Governo"

Con il nuovo pacchetto sicurezza il Governo interviene anche contro le proteste dei ragazzi di Ultima generazione. Cosa ne pensa?

«L'atteggiamento che il Governo e la maggioranza hanno assunto nei confronti di ragazzi che manifestano per dirci che abbiamo un problema serio legato all'ambiente è una riprova della volontà repressiva che dicevo.

I metodi di questi ragazzi possono essere condivisibili o meno, ma non si può pensare di metterli in prigione perché, dopo anni in cui sono rimasti inascoltati, protestano per una causa comune anche a costo di incorrere in implicazioni penali.

Nonostante le evidenze scientifiche sui cambiamenti climatici, poi, il Governo preferisce far finta che il problema non esista. Anzi: preferisce fare finta che il problema siano questi ragazzi».

Edilizia carceraria, Cucchi: "Inutile stanziare 166 milioni se poi si continuano a prevedere nuovi reati"

Il MIT ha stanziato 166 milioni per l'edilizia carceraria. Saranno sufficienti questi fondi?

«Non se si continuano a immettere nel sistema nuovi reati. Si parla tanto di sovraffollamento carcerario: ma qualcuno si chiede perché si è arrivati in questa condizione?

Il motivo è semplice: in carcere ci sono tante persone che non dovrebbero esserci, magari perché affette da malattie di tipo psichiatrico, magari perché tossicodipendenti che dovrebbero intraprendere percorsi di disintossicazione. Nei nostri istituti di pena ci sono poi tantissime persone che stanno scontando i cosiddetti 'reati minori' che potrebbero essere risolti con misure di detenzione alternative.

Se si intervenisse su questi problemi si potrebbero usare i fondi, anziché creare nuove strutture, per mettere in regola gli istituti già esistenti. Moltissime delle nostre carceri sono infatti ridotte in condizioni pietose.

Le risorse potrebbero poi essere utilizzate per fare formazione o per organizzare attività in grado di restituire al carcere la funzione rieducativa prevista dalla Costituzione.

Anche perché, che al Governo piaccia o meno, prima o poi i detenuti - a meno di non ammazzarli - devono tornare nella nostra società. Volendo fare un ragionamento egoistico e terra terra, che ben si addice a questo esecutivo, sarebbe più opportuno rieducare più che far tornare in società persone i cui problemi sono stati aggravati dal carcere.

Spesso quando penso a Stefano penso non solo a quello che lui ha dovuto subire sulla sua pelle. Per come è oggi la realtà carceraria, penso a come mio fratello mi sarebbe stato restituito dopo aver scontato la pena. Semmai fosse stato condannato, dato che aveva fatto la sola udienza di convalida, forse sarebbe tornato mille volte peggio di come era entrato».

La realtà carceraria italiana è adatta alle esigenze delle donne?

«Le donne sono le più penalizzate in carcere, anche e soprattutto dal punto di vista delle attività. I numeri della detenzione femminile sono infatti esigui rispetto a quella maschile e dunque le donne ricevono meno opportunità.

A questa discriminazione oggi il Governo intende, con il nuovo pacchetto sicurezza, aggiungere quella dei figli di queste donne, costretti a stare negli Istituti a custodia attenuata con loro.

Quello che mi lascia senza parole non è solo la decisione, ma la motivazione che questa maggioranza si dà, ovvero che le donne si facciano mettere incinta per non andare in carcere. Direi che solo questo la dice lunga sul livello culturale di questo Governo».

Ilaria Cucchi: "Nella società c'è ancora l'idea che i detenuti non debbano avere diritti. E di certo questo Governo non aiuta a promuovere un cambiamento"

Senatrice Cucchi, dopo la morte di suo fratello Stefano lei ha dovuto fare i conti, tra le altre cose, con l'idea che i diritti dei detenuti fossero in qualche modo secondari perché "chi è in carcere se l'è cercata". Dopo questi anni e dopo tutto il suo lavoro, crede che questa idea sia ancora radicata nella società?

«Questa idea era assolutamente diffusa 14 anni fa, quando io e gran parte della società civile abbiamo iniziato a portare avanti la nostra battaglia. Devo dire che questo cambiamento ancora non c'è stato e alle volte ho l'impressione che abbiamo fatto tutto per nulla.

Io sono stata accusata più volte di aver strumentalizzato la morte di mio fratello. Oggi posso dire che sì, l'ho strumentalizzata per fare in modo che la sua storia potesse accendere un faro sul problema delle carceri in Italia che interessa davvero a pochissime persone.

La risposta è dunque no, le condizioni non sono migliorate. Purtroppo neanche la sensibilità delle persone. Gran parte della società si sente distante dalla realtà delle carceri e non sente il dovere di provare a guardare cosa vi succede dentro.

A mancare è l'idea che in carcere ci siano dei diritti fondamentali dell'essere umano da rispettare pienamente. E, attenzione, non mi riferisco solo ai diritti dei detenuti ma anche ai diritti di tutta la categoria degli operatori nelle carceri, dagli agenti di polizia penitenziaria ai medici e agli psichiatri.

Spesso purtroppo mi sento pessimista circa un miglioramento, ma le mie battaglie vanno avanti, così come le mie ispezioni a sorpresa e il mio lavoro di sensibilizzazione. Certo è che con l'attuale Governo credo si farà davvero fatica a vedere dei progressi».

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Federica Palladini
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