È ancora scontro tra Matteo Salvini e Maurizio Landini, con lo sciopero annunciato per il 15 dicembre 2023 a riaccendere le tensioni tra i due, mai placate, per la verità. Il ministro annuncia, infatti, che potrebbe prendere provvedimenti contro la serrata, accusando i sindacati di manifestare per questioni politiche e non a tutela dei lavoratori.
Sebbene in tempi come quelli che stiamo vivendo non si dovrebbe parlare di 'guerra' con troppa leggerezza, il termine sembra essere il più adatto a descrivere il rapporto tra Matteo Salvini e Maurizio Landini. Al punto in cui è arrivato, infatti, parlare di 'scontro' o 'braccio di ferro' sembra quantomeno riduttivo.
Nuovo terreno di conflitto, neanche a dirlo, uno sciopero, manifestazioni ormai guardate con più di qualche sospetto dal ministro delle infrastrutture. La serrata è stata annunciato dai sindacati per il 15 dicembre, sebbene fosse inizialmente prevista per il 27 novembre. Motivo dello spostamento? Neanche a dirlo, la decisione di Salvini di precettarlo, riducendone la durata a sole 4 ore.
E il ministro si porta già avanti col lavoro, dichiarando oggi, a margine di un convegno a Milano, che farà di tutto per limitare i disagi anche in quelll'occasione.
Poi l'affondo, con l'accusa ai sindacati di essere più impegnati nella politica che nella tutela dei lavoratori. Da questo, assicura Salvini, deriva il suo impegno per limitare le manifestazioni.
A chi gli chiede se le sue parole preannuncino una nuova precettazione, Salvini risponde:
Precettazione che sarebbe vista, per restare nella metafora bellica, come un nuovo atto di guerra dai sindacati, come si intuisce dalla replica arrivata a stretto giro dal segretario della Cgil Maurizio Landini.
Impegnato nel corteo e nello sciopero di 4 ore organizzato in Sardegna, Landini promette battaglia se si arrivasse a una nuova limitazione del diritto allo sciopero, da lui già attaccata in passato.
Il ragionamento di Landini si fa, dunque, più ampio e arriva a coinvolgere l'intera maggioranza di governo, le cui azioni - come il recente attacco alla magistratura da parte del ministro della Difesa Crosetto - indicano l'obbedienza a una "logica antidemocratica".
Non sembrano esserci, dunque, margini per ricucire uno strappo che tende, anzi, ad allargarsi a ogni nuova dichiarazione.