Le opposizioni sul piede di guerra nei confronti della decisione del governo Meloni di rigettare le loro proposte sul salario minimo, assumendo la delega per una soluzione alternativa. Una contestazione partita dall'aula della Camera e proseguita davanti ai microfoni dei cronisti, davanti al Parlamento.
Il voto favorevole della Camera per la delega al governo sul salario minimo apre una spaccatura mai così ampia tra esecutivo e opposizioni. La proposta dei 9 euro l'ora come retribuzione minima per i lavoratori era stata capace di mettere d'accordo gran parte dei partiti di minoranza - a esclusione di Italia Viva di Matteo Renzi - solitamente molto litigiosi. Ora sarà sostituita da un vago meccanismo sostitutivo per "retribuzioni eque" che sarà compito del governo individuare.
Una situazione che ha scatenato la bagarre dentro e fuori dai palazzi della politica. Dopo il nuovo testo uscito dalla Commissione Lavoro e letteralmente strappato dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte nella serata di ieri, arrivano oggi le parole durissime della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein che parla di "sberla ai lavoratori".
Per Schlein, la decisione sul salario minimo rende palese un atteggiamento che potrebbe essere definito ideologico del governo di destra presieduto da Giorgia Meloni. Le misure dell'esecutivo, denuncia infatti la segretaria del Pd, vanno unilateralmente contro i cittadini che versano in condizioni economiche più svantaggiate.
La rabbia di oggi, tuttavia, si trasformerà presto in una nuova proposta e in nuove battaglie, da concordare insieme con gli altri partiti di opposizione.
Come ribadisce anche Maria Stella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, che sottolinea come non si tratti di "una battaglia di destra o di sinistra" ma di buonsenso, ribadendo la volontà di portarla avanti anche nei mesi a venire.
Anche nelle parole della Gelmini non manca, e non potrebbe essere altrimenti, un attacco all'esecutivo, messo in contrapposizione con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Anche Riccardo Magi, segretario generale di +Europa, tuona contro l'esecutivo, tornando a porre l'accento su quei lavoratori che, pur ricevendo uno stipendio, non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Per Magi, la scelta del governo "manda all'aria" ogni possibilità di introdurre il salario minimo e lascia i lavoratori di alcuni settori in balia della contrattazione privata e delle sue regole inique.
Anche Antonio Misiani, responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture del Partito Democratico, usa parole di fuoco contro il governo e la bocciatura del salario minimo.
Misiani smentisce, poi, Giorgia Meloni, che aveva rimproverato le opposizioni di non aver fatto il salario minimo quando erano al governo, ricordando i vari tentativi fatti negli anni scorsi, tutti affossati dalla destra.
Infine, anche dal responsabile dell'economia del Pd arriva la promessa che la battaglia continuerà, "perché consideriamo una vergogna che in questo paese la povertà lavorativa abbia raggiunto i livelli insostenibili che sono sotto gli occhi di tutti".
Magari con un referendum.