Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin commenta la Cop28, ammettendo le difficoltà di conciliare gli obiettivi prefissati con le contingenti ragioni dei singoli attori politici coinvolti, in particolare i Paesi esportatori di petrolio. Il ministro spiega, poi, i piani a lungo termine per l'Italia sul fronte energetico, con il progressivo abbandono di gas e combustibili fossili. "Ma con cautela", dice.
Bene ma non benissimo.
Potrebbe esser tradotto così il giudizio, non troppo nascosto, che il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin dà alla Cop28 in corso a Dubai. Un commento agrodolce, quello rilasciato ai microfoni di SkytTg24, nel quale emergono le preoccupazioni per la fatidica e ben nota soglia di 1,5 gradi per l'aumento della temperatura del pianeta. Una soglia che, secondo quanto emerso dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, per il ministro appare decisamente a rischio.
Il problema, sottolinea il ministro, sono le tante voci da ascoltare e tra cui trovare un non facile accordo. Se l'obiettivo è, infatti, la progressiva decarbonizzazione e il conseguente superamento dell'uso del petrolio come fonte energetica primaria, l'impresa di conciliare gli interessi di 198 Paesi appare particolarmente ardita. Considerando che, tra questi, ci sono anche gli Stati dell'Opec (Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio) che già hanno diramato un comunicato nel quale si oppongono a qualsiasi negoziazione basata proprio sul superamento del fossile.
Il ministro entra anche nel dettaglio delle politiche che il governo italiano intende mettere in campo per la decarbonizzazione e la lotta ai cambiamenti climatici. Un intervento ritenuto fondamentale dalla stessa Cop28, che ha giudicato "fortemente inadeguate" le misure finora previste dall'esecutivo sull'emergenza climatica.
Pichetto Fratin rassicura che l'Italia sta compiendo i passi necessari per l'abbandono del carbone, ma si mostra realista sui tempi richiesti da un simile processo, complicati anche dalla contingenza internazionale.
Gli interventi, in questo senso, si legano anche all'annunciato 'Piano Mattei' per i Paesi africani, con l'Italia che ha versato 100 milioni di euro nel fondo 'Perdite e danni' (Loss&damage) destinato alle nazioni più vulnerabili, comprese, appunto, quelle africane.
L'obiettivo a lungo termine indicato dal ministro, sempre con le dovute cautele, è il 2030, anno nel quale la transizione ecologica dovrebbe iniziare a concretizzarsi.