Le comunicazioni al Senato di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo di domani a Bruxelles raccolgono le reazioni molto dure dell'opposizione. Tra i temi su cui si scagliano le critiche più forti ci sono le incoerenze del governo sul patto di stabilità e sul Mes.
Se abbia o meno seminato il proverbiale vento, non spetta a chi scrive stabilirlo. Di certo, le comunicazioni al Senato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in previsione del Consiglio Europeo che inizia domani a Bruxelles, hanno raccolto tempesta.
Questo è ciò che emerge dalle dichiarazioni raccolte fuori dai palazzi della politica da parte degli esponenti dell'opposizione, tutti unanimi nel criticare la linea politica del governo, in particolar modo sul Mes (il Meccanismo Europeo di Stabilità) e sul Patto di stabilità, dove in gioco c'è la credibilità del Paese, oltre che dell'esecutivo.
A partire da Antonio Misiani, responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture del Partito Democratico, che sceglie proprio il Mes come leva su cui spingere per mettere in evidenza le contraddizioni dell'esecutivo, che appare diviso sulla decisione di ratificarlo o meno.
Oltre ai contenuti, il senatore dem contesta anche la forma del discorso in Aula della Meloni, più impegnata ad attaccare le opposizioni che a presentare una linea politica chiara in Europa.
Anche per Riccardo Magi di +Europa la maggioranza si mostra tutt'altro che compatta. Lo dimostra il ricorso continuo alle mozioni di fiducia da parte del governo - otto solo nell'ultimo mese - indice inequivocabile, secondo Magi di debolezza.
Le spaccature sono evidenti al punto che il segretario di +Europa le riscontra su quasi tutti i nodi più importanti della politica dell'esecutivo, dal sopracitato Mes alla legge di bilancio.
A proposito della 'forma' cui richiamava Misiani, si è parlato molto del fax firmato da Luigi Di Maio per autorizzare il Mes, 'sventolato' in Aula dalla presidente del Consiglio.
Ancora di più hanno fatto discutere le sue affermazioni sul predecessore Mario Draghi ("Per alcuni la politica estera è farsi una foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente. L'Europa non è a tre ma a 27, bisogna parlare con tutti: io parlo con Germania, Francia e pure con l'Ungheria, questo è fare bene il mio mestiere").
Enrico Borghi di Italia Viva definisce l'uscita della premier "una caduta di stile", indice di un suo nervosismo per il posizionamento in Europa.
Infine, il 'gettonatissimo' Mes ritorna anche nelle parole del senatore di Italia Viva, che definisce "surreale" la discussione sul cosiddetto 'fondo salva Stati'.
A dispetto delle accuse di spaccature interne, gli alleati fanno quadrato intorno alla presidente del Consiglio, proprio su uno dei temi più discussi: la manovra di bilancio.
Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani chiarisce che "prima si fa, meglio è, l'importante è arrivare in tempi utili". Poi, sul nodo del 'Superbonus', spiega la posizione di Forza Italia.
Il suo collega di maggioranza, Lucio Malan, concorda sul rispetto dei tempi per la manovra finanziaria, arrivando a promettere che "sono tutti pronti a lavorare intensamente, anche nei weekend".
Più distante il suo parere sull'eventuale proroga al 'Superbonus'.
Insomma, qualche divisione, forse, in effetti c'è.