Ci sono cose che hanno un volto e potrebbero indurci a pensare di avere un certo tipo di gusto. E invece poi lo assaggiamo e scopriamo che è tutta un’altra cosa. Ecco perché abbiamo pensato di spiegare come si mangia il tamarillo, che sembra un pomodoro ma non lo è.
Di certo sappiamo che stiamo parlando di un prodotto dalle origini antichissime: il non pomodoro degli Inca. Il tamarillo arriva dal centro America e ha trovato buona sponda e accoglienza anche nel Mediterraneo, dove ne è iniziata la coltivazione.
C’è una cosa che occorre sapere quando ci si chiede come si mangia il tamarillo: ovvero che alcune sue parti non sono proprio commestibili e quindi bisogna fare attenzione a come trattarlo e prepararlo. Nello specifico è la buccia la parte più problematica: quindi prima di sperimentare il gusto del tamarillo abbiate l’accortezza di eliminarla.
Una volta aperto questo frutto esotico, si può estrarre la polpa utilizzando un cucchiaino. Interessante specificare che la polpa del tamarillo può essere degustata cruda oppure cotta: se volete potete preparare questo frutto alla coque, come se fosse un uovo, e poi estrarre la polpa per aggiungerla ad un succo, un estratto, una centrifuga, uno smoothie. Ma anche insaporire uno yogurt o un sorbetto potrebbe essere un’idea interessante. Insomma, un po' come si fa per il kiwano.
La polpa del tamarillo ha moltissime potenzialità da sfruttare: si può utilizzare nei dessert assieme alla vaniglia, oppure preparare delle gelatine, composte o marmellate. Una volta preparata una composta, questa può essere abbinata con formaggi freschi oppure particolarmente stagionati: se si vuole proprio azzardare, una noce di Castelmagno con una composta di tamarillo potrebbe risultare uno stuzzichino straordinario.
Questo prezioso frutto, che ci arriva dritto dalle più profonde radici centro americane, racchiude dei semi che possono anche essere utilizzati per realizzare dell’olio vegetale da utilizzare in cucina in svariate preparazioni.
Parliamo di un frutto esotico: quindi come si mangia il tamarillo? Ovviamente sempre al giusto punto di maturazione. Da sottolineare che questo antico frutto degli Inca ha una vita abbastanza lunga: quindi una volta acquistato potete anche progettare con calma il suo utilizzo senza paura che decadano gusto e sapore.
Dal punto di vista nutrizionale, il tamarillo presenta significativi quantitativi di vitamina A, C ed E Accanto a questo la sua polpa è ricca di beta-carotene, ferro, magnesio, fosforo, calcio e, ovviamente, fibre. Inoltre da alcuni è considerato un superfood: un integratore naturale che può contribuire a completare la dieta di chi soffre di intolleranze o allergie.
Poiché ha un basso potere calorico è un ottimo supporto a chi è costretto ad un regime alimentare povero di grassi. Da fare attenzione perché ha proprietà lassative, ma anche antifermentative ed è di aiuto alla digestione. Non tralasciamo di ricordare che il tamarillo è depurativo e immunistimolante: un succo, un frullato, uno smoothie al tamarillo in pieno inverno costituirà una carica vitaminica di tutto rispetto.
Dopo averne elencato le innumerevoli e importanti proprietà e dopo aver illustrato come si mangia il tamarillo, è doveroso ricordare anche che sapore ha il non pomodoro degli Inca.
Il tamarillo è una bacca ovoidale, dal colore rosaceo che presenta un profumo inconfondibile. Vi si mescolano infatti sentori e fragranze del pomodoro, del kiwi, del limone e del frutto della passione.
Il tamarillo rosso ha un sapore particolare quindi, che ricorda il pomodoro, ma con delle venature più dolciastre, la cui intensità varia a seconda della maturazione del frutto.
Dal punto di vista culinario si può magiare crudo oppure cotto, come abbiamo già spiegato. L’importante è sempre eliminare la buccia: si taglia quindi a metà e si preleva la polpa con un cucchiaino. Volete sapere come si mangia il tamarillo in certe regioni? Una volta estratta la polpa la si condisce con aceto balsamico mescolandola poi con una ricca misticanza.