Quante pensioni ci sono in Italia nel 2024? Con un totale di 17.775.766 pensioni erogate, di cui la maggior parte di natura previdenziale, emerge una chiara fotografia del panorama pensionistico nazionale, caratterizzata da una spesa annua complessiva che sfiora i 249 miliardi di euro. Questa è la fotografia scattata dall’Osservatorio sulle pensioni dell’INPS con dati aggiornati al 1° gennaio 2024.
Tra le pensioni vigenti all'inizio del 2024, il 76,7% rappresenta quelle di natura previdenziale, evidenziando il ruolo predominante del sistema pensionistico legato al lavoro dipendente e autonomo. Le pensioni assistenziali, pur costituendo il 23,3% del totale, giocano un ruolo cruciale nel tessuto sociale, sostenendo coloro che si trovano in condizioni di maggiore vulnerabilità. La spesa annua per le pensioni mostra un impegno considerevole da parte delle gestioni previdenziali, con 222,8 miliardi di euro, rispetto ai 25,9 miliardi delle gestioni assistenziali.
Le pensioni di vecchiaia rappresentano la maggioranza delle prestazioni previdenziali, seguite da quelle di invalidità e superstiti, con una prevalenza maschile significativa in queste categorie.
D'altro canto, le prestazioni assistenziali mostrano una diversa distribuzione, con una maggiore equità di genere, soprattutto nelle pensioni e assegni sociali, e una predominanza di prestazioni legate all'invalidità civile.
Il 2023 ha visto l'ingresso di 1.364.686 nuove pensioni, con quasi la metà di queste di natura assistenziale. La distribuzione degli importi annualizzati, pari a circa 14,3 miliardi di euro, rafforza l'importanza di queste nuove prestazioni nel contesto generale del sistema previdenziale e assistenziale italiano, rappresentando circa il 5,8% dell'importo totale annuo delle pensioni.
Il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti emerge come il pilastro del sistema pensionistico italiano, gestendo la maggior parte delle pensioni e degli importi erogati. Parallelamente, le gestioni dei lavoratori autonomi dimostrano la loro essenzialità nel sistema, pur con una spesa complessiva inferiore rispetto a quella dei dipendenti.
Il 2024 segna un punto di svolta per l'analisi delle prestazioni di invalidità civile in Italia, gettando luce su una realtà complessa che coinvolge quasi 3 milioni di cittadini.
All'inizio del 2024, il sistema di welfare italiano gestisce un totale di 2.897.939 beneficiari di invalidità civile, suddivisi tra coloro che ricevono pensioni, indennità, o entrambi. La ripartizione geografica di queste prestazioni rivela una concentrazione maggiore nel Nord Italia, che ospita il 48% dei beneficiari, mettendo in evidenza un marcato divario territoriale nell'erogazione delle pensioni. L'Italia meridionale e le Isole seguono con il 30,8%, mentre il Centro si posiziona sul gradino più basso del podio. Sorprendentemente, una quota non trascurabile di pensioni, pari al 2%, è destinata a soggetti residenti all'estero.
L'analisi degli importi erogati agli inizi dell'anno mostra una distribuzione geografica che privilegia il Nord Italia, con oltre il 55,5% delle somme totali destinate a questa area. Questo dato assume contorni ancora più definiti quando si considera che per le pensioni di vecchiaia la percentuale sale al 60,4%.
In contrasto, l'Italia meridionale e le Isole ricevono il 24,2% del totale, una quota che sale significativamente per le pensioni e gli assegni sociali. Questi dati contribuiscono a sottolineare, come se ce ne fosse ancora il bisogno, le disparità economiche e sociali tra le varie regioni del paese.
Il panorama demografico dei pensionati di invalidità civile rivela una età media di 74,1 anni, con una notevole differenza di genere: le donne superano gli uomini di 4,7 anni di età media. Interessante è anche la distribuzione per classi di importo mensile, che mostra una concentrazione significativa nelle fasce più basse: oltre la metà delle pensioni non supera i 750 euro al mese.
Delle pensioni con un importo mensile inferiore a 750 euro, circa 4 milioni di beneficiari ricevono prestazioni legate a bassi redditi, inclusi integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali.