L'ennesimo suicidio in carcere è, questa volta, il seguito di una storia che è iniziata lo scorso settembre. Un 32enne di origini palestinesi si è suicidato nella serata di ieri 17 aprile nella Casa Circondariale di Como, inalando gas.
Inutili i tentativi di soccorso. Lo scorso settembre lo stesso detenuto aveva tentato di scappare dall'Ospedale San Paolo, dove si trovava ricoverato: l'agente che aveva tentato di inseguirlo era finito in coma per alcuni giorni.
La vicenda che lo scorso settembre aveva coinvolto un detenuto di origini palestinesi, Nazim Mordjane, ed un agente penitenziario, Carmine De Rosa, ha avuto un triste epilogo. Nella serata di ieri 17 aprile Mordjane si è ucciso nella sua cella alla Casa Circondariale di Como, inalando il gas di un piccolo fornello.
I tentativi di soccorso, dopo l'allarme, sono stati tempestivi ma inutili: Mordjane non ce l'ha fatta. Il sindacato penitenziario Uilpa ha dato la notizia, sottolineando ancora una volta come i problemi di sovraffollamento nelle carceri italiane continuano a ricadere non soltanto sugli agenti ma anche sugli stessi detenuti:
Questo è il commento di Gennarino De Fazio, segretario dell'Uilpa. Sembra che in passato Mordjane abbia cercato altre volte di suicidarsi.
Nazim Mordjane, lo scorso 21 settembre, si trovava ricoverato all'Ospedale San Paolo di Milano e all'alba aveva tentato la fuga lanciandosi da una finestra del secondo piano. L'agente che lo aveva in custodia, Carmine De Rosa, aveva cercato di fermarlo, ma cadendo dalla stessa finestra aveva battuto la testa a terra.
De Rosa era rimasto in coma per una decina di giorni, riuscendo poi a recuperare e a tornare poi in servizio. Mordjane era stato catturato dall'Interpol in Svizzera dopo 15 giorni di latitanza: il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari si era congratulato con gli agenti dell'Interpol a seguito del loro arresto.
In un post su Facebook Ostellari aveva scritto: