Alla fine era tutto vero. Ilaria Salis sarà una candidata per Avs alle prossime Elezioni europee, come anticipato da alcune indiscrezioni di stampa nella mattinata di oggi, 18 aprile 2024. Lo conferma una nota congiunta dei due leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, proprio gli stessi che, per tutto il giorno, avevano smentito seccamente l'ipotesi, anche con toni piuttosto accesi...
Sarebbe la notizia del giorno nel panorama politico italiano, e probabilmente lo è. Ma il modo a dir poco maldestro con cui è stata gestita dai suoi protagonisti rischia seriamente di farla passare in secondo piano.
Perché che Ilaria Salis, maestra 39enne detenuta a Budapest da ormai 14 mesi, venga candidata da un partito politico in modo da dare anche un risalto simbolico alla sua drammatica vicenda politico-giudiziaria, è certamente un segnale di vicinanza e sostegno molto importante. Ma in un mondo in cui la verità è importante ma lo è ancor di più come questa viene raccontata e comunicata, la strategia comunicativa - se così si può definire... - scelta da Alleanza Verdi e Sinistra lascia a dir poco stupefatti.
Le smentite vanno benissimo, per carità, soprattutto di fronte a una situazione così delicata. Ma i modi e, in alcuni casi, i toni con cui sono state date fin da questa mattina, quando è trapelata l'indiscrezione del quotidiano Il Foglio, danno l'idea di un caos composto da un misto di dilettantismo e indecisione.
Come altro spiegare, altrimenti, il tono stizzito e decisamente innervosito di Angelo Bonelli, quando Tag24 gli ha chiesto un commento sulla vicenda, da lui prontamente smentita? Un nervosismo fuori luogo, a meno che, sorge il sospetto, lo stesso Bonelli non sapesse come stavano effettivamente le cose. Del resto, "a pensar male..."
Ecco arrivare in serata, dunque, quella che si potrebbe tranquillamente definire una 'smentita della smentita', con l'ufficializzazione della candidatura di Ilaria Salis in una nota congiunta proprio di Bonelli e Fratoianni.
Una decisione, spiegano i due, presa di comune accordo con la donna e con suo padre, Roberto Salis, con il chiaro intento di portare il suo caso ancora di più all'attenzione dell'opinione pubblica e delle autorità europee.
Una scelta politica che, partendo dal caso di Ilaria Salis, determini una riflessione nelle istituzioni europee che sia valida per il futuro, circa lo stato della tutela dei diritti umani nei Paesi membri.
Intenti sicuramente nobili, dunque, che avrebbero meritato una narrazione e una gestione politica e comunicativa ben diverse.