Si è spenta all’età di 87 anni Giovanna Marini. Voce storica della canzone popolare italiana, è venuta a mancare dopo una breve malattia. Compositrice, cantante, e ricercatrice, ha lasciato un patrimonio culturale inestimabile di cultura folk e di tradizione orale. Era stata lei a fondare la scuola di musica popolare di Testaccio negli anni Settanta, la prima nel suo genere, che continua la sua attività ancora oggi.
Giovanna Marini ha rappresentato la tradizione del cantautorato facendosi portavoce di alcune proteste: le sue canzoni raccontano le lotte contadine e l’autunno caldo nelle fabbriche italiane, l’Italia degli anni di piombo e della strategia della tensione, del terrorismo. Andiamo a scoprire qualcosa in più su questa straordinaria artista che lascia un vuoto nel panorama culturale e musicale italiano.
Giovanna Marini era nata nel 1937 a Roma da una famiglia di musicisti. Definita la Joan Baez italiana e figlia del compositore Giovanni Salviucci, in un’intervista a Repubblica di qualche anno fa aveva rivelato:
Si diplomò in chitarra classica presso il conservatorio di Santa Cecilia a Roma, perfezionando gli studi e la pratica con il massimo chitarrista classico allora vivente, lo spagnolo Andrés Segovia. All’inizio degli anni Sessanta, Giovanna Marini fece la conoscenza dei maggiori intellettuali e studiosi come Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino ma anche Roberto Leydi, Gianni Bosio, Diego Carpitella, Alberto Mario Cirese, Cesare Bermani, Giulio Angioni e Alessandro Portelli.
Entrata a far parte del Nuovo Canzoniere Italiano insieme a Della Mea, Bertelli, il Duo di Piadena, Caterina Bueno e altri, Marini fu nel 1964 tra i protagonisti dello spettacolo Ci ragiono e canto, regia di Dario Fo. Nel libretto di presentazione si leggeva che la rappresentazione vuole essere la fotografia della condizione attuale del mondo popolare e proletario in Italia... non è uno spettacolo di folklore, ma uno spettacolo sulla civiltà proletaria.
Con il Nuovo Canzoniere Italiano prese parte durante il Festival dei Due Mondi 1964, allo spettacolo Bella ciao, ideato da Roberto Leydi e Filippo Crivelli. L’evento suscitò tentativi di censura e interrogazioni parlamentari per l'esecuzione di O Gorizia tu sei maledetta insieme ad altri artisti folk come Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Ivan Della Mea e Michele Straniero. Dal 1991 al 1000 ha insegnato 'ethnomusicologie appliquée' all'Università di Parigi.
Fu una fra i primi musicisti attivi presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma, di cui fu presidente e in seguito presidente onorario. Lì trovò finalmente altri musicisti assieme ai quali poter suonare: Giancarlo Schiaffini, Michele Iannaccone e Eugenio Colombo. Scrisse La grande madre impazzita (1979) e affrontò la scrittura per strumenti e voci con Il regalo dell'imperatore (1983) e Requiem (1985).
In tutti questi anni scrisse molta musica per teatro e per il cinema: opere dirette da Attilio Corsini, Marco Mattolini (La donna ragno, L'ècole des femmes, Funerale, Pentesilea, Robinson Crusoe mercante di York, Nora Helmer, regia di Carlo Quartucci), Fabbrica di Ascanio Celestini; per il cinema: tutte le opere di Citto Maselli a partire dal 67 (Lettera aperta a un giornale della sera, Storia d'amore, Il sospetto, I sei operai, L'alba, Avventura di un fotografo, Codice privato, Il segreto, Cronache del terzo millennio), Café Express di Nanni Loy, Terminal di Paolo Breccia, Teresa Raquin di Giancarlo Cobelli, e altri.
Nel 2016 la sua musica ha fatto da colonna sonora al documentario Un paese di Calabria incentrato sulla storia del comune di Riace.
Giovanna Salviucci era sposata con il fisico nucleare Pino Marini. Il cognome Marini deriva proprio dal matrimonio con il marito.