Di nuovo 'alleati', nonostante l'agguerrita campagna elettorale e gli attacchi scambiati nel corso degli ultimi mesi. Le posizioni di Giuseppe Conte e Matteo Salvini convergono quando si parla di guerra in Ucraina, in una linea contraria alle decisioni dell'Europa ritenute da entrambi troppo 'belliciste'. Chissà cosa ne pensa Giorgia Meloni che, invece, continua a sostenere la via del sostegno - anche militare - a Kiev?
Ai due ex soci di governo ai tempi del primo esecutivo a guida Conte, non va giù la strategia seguita dall'Europa che sembra alzare sempre di più il livello dello scontro tra Russia e Ucraina, con il rischio di allargarlo anche al resto d'Europa.
Un'escalation che il presidente dei Cinquestelle definisce "delirio collettivo" durante un'intervista a Rtl 102.5, sottolineando la ferma opposizione "a un ulteriore invio di armi" a Kiev. E, dopo aver criticato la Nato nei giorni scorsi, attacca direttamente la presidente del Consiglio Meloni per aver sostenuto questa linea.
Conte rivendica la decisione di votare per i primi aiuti militari all'esercito di Kiev ma ritiene che ora sia necessaria una strategia che porti ai negoziati di pace. Strategia alla quale, denuncia, nessun governo sta lavorando. Da qui la necessità del cambio di passo con il voto alle Europee.
Sulla stessa lunghezza d'onda, in una 'corrispondenza d'amorosi sensi' che rimanda immediatamente alla stagione del 'governo gialloverde', tra il 2018 e il 2019, si pone anche Matteo Salvini.
Il leader leghista, ovviamente, non tira in ballo l'attuale governo di cui fa parte ma, complice anche il clima surriscaldato della campagna elettorale per le Europee, da Bari tira un'altra 'bordata' al presidente francese Emmanuel Macron.
In un'intervista al quotidiano Il Messaggero, poi, Salvini torna sulle polemiche tra la Lega e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla "sovranità europea", che porterebbe, secondo il vicepremier, i giovani italiani a combattere in guerra.
È interessante notare come la stessa Lega di Salvini sia la promotrice di un disegno di legge che punta a reintrodurre la leva obbligatoria in Italia. A questo punto è lecito supporre che venga ritirato?
Ma mentre i due ex alleati esprimono la loro linea contro l'Europa dell'escalation militare, quasi contemporaneamente la premier Meloni, attuale presidente di un governo di cui Salvini fa parte, rivendica la linea seguita dall'Italia dei sostegni, anche militari, a Kiev.
Parlando del summit per la pace previsto in Svizzera a margine del G7, la presidente del Consiglio sostiene che tali mosse diplomatiche siano dovute proprio al sostegno che Kiev ha ricevuto dall'Italia e dagli altri Paesi occidentali.
Insomma, una linea che mette Meloni su una linea molto diversa da quella del suo alleato Salvini. Come si faccia a rimanere partner di governo pur trovandosi su posizioni tanto distanti su un tema così centrale della politica internazionale, è uno dei tipici misteri delle campagne elettorali.