Lavoro e Intelligenza Artificiale (IA): si tratta di una minaccia o di un alleato? C’è un rischio da non sottovalutare e può essere allarmante.
Una recente indagine condotta dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico meneghino ha messo in evidenza che 1/3 delle imprese ricorre all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per valutare i candidati. Purtroppo, molti potenziali candidati in cerca di un’occupazione ricorrono a sua volta all’IA con il rischio di gonfiare i CV. L’abuso e l’uso distorto dell’Intelligenza Artificiale porta a conseguenze negative dal punto di vista emotivo. Troppi utenti sono convinti di poter sostituire le relazioni umane con robot e software: ciò è quanto messo in evidenza anche dal documento System Card della società OpenAI.
L’Intelligenza Artificiale ha un impatto determinante in molti ambiti, tra cui il mercato occupazionale. La rivoluzione tecnologica sta assumendo sempre di più un rilevante peso nella fase di selezione dei candidati da inserire in azienda. Lo studio condotto dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico meneghino computa che oltre il 30 percento delle imprese utilizza l’Intelligenza Artificiale per valutare i Curricula degli aspiranti lavoratori.
La valutazione dei Curriculum Vitae inviati dai candidati interessati a trovare un’occupazione viene a scontrarsi con il fenomeno dilagante dei CV preparati con l’aiuto dell’IA. Come riportato dal Financial Time, oltre la metà dei candidati che ricerca un impiego ricorre all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per incrementare le chances di essere assunti. Il tentativo di perfezionare ad ogni costo il proprio Curriculum rischia di gonfiare ed alterare il documento. Le imprese si trovano a dover valutare e visionare CV gonfiati: le skills e le competenze riportate sul Curriculum eccedono la realtà.
L’Osservatorio HR Practice del Politecnico milanese stima che nel corso dell’ultimo anno quasi il trenta percento dei lavoratori ha fatto ricorso all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Una piccolissima percentuale (circa il tre percento) dichiara di ricorrere all’utilizzo di device IA ogni giorno, mentre il sette percento dichiara di ricorrere all’uso dei dispositivi IA due volte a settimana.
Il ricorso all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) è crescente nel mercato occupazionale. La tecnologia è vista come un potente alleato nella ricerca di un’occupazione, ma rimangono i timori che la stessa Intelligenza Artificiale arrivi a sostituire definitivamente il lavoratore stesso. Secondo lo studio condotto dallo stesso Politecnico di Milano, oltre il venti percento degli intervistati ritiene che la propria mansione possa essere svolta senza l’intervento umano.
Un lavoratore su 2 percepisce impatti negativi sulla propria posizione. CV gonfiati con informazioni errate sono tra i rischi correlati all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale: è quanto previsto dal documento tecnico System Card della società Open AI. Tra i rischi legati allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale si annoverano le discriminazioni, la disinformazione e la dipendenza emotiva.
Gli studiosi del System Card si sono allarmati a seguito dei test preliminari svolti su ChatGpt 4.0, i quali hanno introdotto la possibilità di svolgere conversazioni vocali. Analizzando il linguaggio di determinati utenti è emerso il legame emotivo con l’IA.
La forte preoccupazione è rivolta nei confronti di quegli utenti che sono disposte a rinunciare alle interazioni umane in favore dell’IA con conseguenze del tutto dannose sulla salute relazionale. I risultati dei test svolti lanciano un campanello di allarme legato ai timori connessi all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Di conseguenza, si è mossa una vera e propria mobilitazione nella stessa OpenAI.
Nel frattempo, l’Unione Europea ha approvato una serie di misure normative in tema di IA. All’inizio del corrente mese è entrato in vigore il regolamento comunitario AI Act, il quale garantisce lo sviluppo delle nuove tecnologie ai cittadini ed alle imprese. Entro il prossimo biennio si punta a introdurre una serie di misure stringenti come il divieto di ricorrere all’utilizzo di sistemi che riconoscono le emozioni sul luogo di lavoro e nell’ambiente scolastico.