Così la riforma delle pensioni potrebbe essere strumentalizzata per salvare il denaro delle casse pubbliche. Non è che ci fossero dubbi: è prioritaria la sostenibilità del sistema previdenziale italiano. In molti si chiedono se la Manovra 2025 conterrà le indicazioni sulla rivalutazione piena delle pensioni.
Ma se dietro ai numeri record di 26,6 milioni di assicurati si nascondono le preoccupazioni del presidente dell’INPS. Dall’altra si punta a rinnovare il pilastro delle politiche governative promuovendo l’occupazione e la lotta al lavoro in nero o irregolare. L’obiettivo per i prossimi anni è quello di mantenere un equilibrio positivo garantendo assegni pensionistici adeguati all’inflazione. Vediamo come.
Il dato rilevante riguarda la rivalutazione piena, un punto di discussione nella Manovra 2025. Il principio non cambia: per mantenere il potere d'acquisto dei pensionati, si prevede l'applicazione della rivalutazione dei trattamenti.
Attualmente, i trattamenti economici previdenziali sono stati oggetto di rivalutazione disposta per fasce di reddito. In futuro, l'aggiornamento delle pensioni di fronte all'aumento dell'inflazione potrebbe funzionare con un meccanismo diverso, più visto come un allineamento delle pensioni al tasso di inflazione senza distinzione.
D'altra parte, questa misura, come quasi l'80% degli interventi previdenziali, impatterà significativamente sulla qualità della vita di milioni di cittadini.
Al momento, non sono presenti delle linee guida definitive. La misura è stata oggetto di discussione durante un incontro a Palazzo Chigi il 25 settembre. Tuttavia, non sono emerse informazioni dettagliate sui punti principali della rivalutazione piena delle pensioni per il 2025.
Il Governo non corre più per tentare di rattoppare la riforma delle pensioni, ma tenta di affrontare la questione della rivalutazione delle pensioni, senza scivolare sulle risorse.
D’altra parte, appare chiaro che ogni progetto previdenziale farà i conti con l'economia reale. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato l'esigenza di affrontare la questione con un approccio "prudente e responsabile". Come riportato da investireoggi.it, l'aggiornamento della rivalutazione piena nella riforma delle pensioni implica l'istituzione di misure graduali, in piena armonia con la sostenibilità delle finanze pubbliche.
Insomma, navigare a vista delle risorse promuovendo nuovi tagli alla spesa pubblica, incluso quello dei contributi ottenuti dalla tassazione degli extraprofitti delle aziende, per cui negli ultimi anni l'indice dei guadagni ha superato la soglia media.
Ma occhio proprio agli extraprofitti, una proposta ripescata, come del resto la misura del cuneo fiscale, ma anche la riforma delle aliquote IRPEF. È evidente che non sono pochi i problemi e che, mentre si cercano soluzioni per la rivalutazione piena delle pensioni, ci sono altre questioni economiche e sociali in attesa di risposte.
L'assenza di risorse è un evidente freno alla riforma delle pensioni, nella quale non è contenuta solo la rivalutazione piena dei trattamenti previdenziali, ma anche la pensione anticipata Quota 41 per tutti, senza il requisito anagrafico.
Una proposta rallentata non dai sindacati, dove trova terreno fertile, ma piuttosto dall'assenza di risorse. La possibilità di mandare a casa i lavoratori con un accumulo contributivo pari a 41 anni rischia di creare squilibri nelle casse dello Stato. D'altra parte, nel programma delle riforme economiche sono tante le misure che rischiano di essere accantonate per i costi insostenibili.
Il rallentamento delle misure pensionistiche, come Quota 41 per tutti, ma anche altre prossime alla scadenza del 31 dicembre 2024, potrebbe garantire la rivalutazione piena nella riforma delle pensioni. Questo significa che, ritardando l'accesso alla pensione, si potrà permettere ai pensionati di ricevere assegni più elevati, adeguati all'inflazione.