Fra Hegel e "apocalittismo difensivo" si rischia di confondersi e di cadere in una gaffe. Alessandro Giuli ha sempre fatto vanto della sua cultura ma l'audizione di oggi 8 ottobre alla Camera si è trasformata in un boomerang.
La presentazione delle nuove linee guida per il ministero della Cultura non sono piaciute alle opposizioni, che ne hanno contestato la poca chiarezza e l'eccessiva complessità. Come ha detto Amato del M5S: "L'audizione è sembrata una supercazzola".
Torna al centro delle polemiche il nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli, recentemente subentrato a Gennaro Sangiuliano. Non tanto perché ha rivendicato la partecipazione del nonno alla marcia su Roma o per aver ottenuto la carica di ministro prima di laurearsi (alla Sapienza), quanto piuttosto per la sua prima audizione alla Camera.
Davanti ai senatori e ai deputati riuniti nella sala del Mappamondo a Montecitorio oggi 8 ottobre 2024, Giuli doveva introdurre le nuove linee guida che devono indirizzare l'attività del ministero della Cultura.
La questione ben presto da politica diventa di forma, o meglio di accessibilità: i presenti ascoltano fra lo smarrito e lo spaesamento un'introduzione "teoretica" che dovrebbe citare Hegel ma che in realtà finisce per parafrasarlo e anche male.
Giuli ha poi continuato affermando che la cultura, specie quella conservatrice, sta affrontando oggi grandi e decisivi cambiamenti. Come nell'introduzione, la forma lascia di stucco gli astanti, perplessi nel cercare di capire i vari riferimenti che il ministro avrebbe inserito nel suo discorso:
Finita l'audizione, chi si è espresso senza mezzi termini è stato Gaetano Amato, deputato del M5S. I pentastellati come partito hanno giudicato deludenti ed eccessivamente complicate le parole di Giuli, ma Amato ha voluto rispolverare per l'occasione una citazione tratta da un grande classico della commedia all'italiana:
Andando ad analizzare i contenuti di questa prima audizione, i partiti dell'opposizione lamentano non soltanto la scarsa chiarezza prima accennata ma anche un'apparente continuità con in lavoro svolto da Gennaro Sangiuliano.
Prima delle sue dimissioni, l'ex ministro aveva infatti ripetuto più volte che riformulare il tax credit per le produzioni cinematografiche sarebbe servito a premiare il merito e a non fornire finanziamenti a pioggia. Giuli promette che a breve verrà aperta la piattaforma per chiedere il tax credit, affermando al tempo stesso che non si trasformerà in un "reddito di cittadinanza" fornito indiscriminatamente.
Elisabetta Piccolotti di AVS ricorda che una riforma del genere rischia seriamente di porre troppi paletti affinché le produzioni indipendenti possano ancora prosperare in Italia:
Detto del M5S, si è dimostrato critico dell'audizione odierna anche il PD, che per bocca dei componenti dem delle commissioni Cultura di Camera e Senato accusa Giuli di aver fatto sfoggio di un'inutile erudizione. Inutile perché le risposte che i lavoratori e le lavoratrici del mondo dello spettacolo che in alcuni casi attendono da anni non sono arrivate:
Giuli ha difeso l'attività del precedente ministro, indicando poi che le case editrici possono svolgere un ruolo importante nelle periferie italiane creando dei "presidi della democrazia". Torna qui un vanto del governo, cioè la replica in altri contesti del "modello Caivano": il ministro ha parlato di premiare chi rimuove le barriere all'accesso alla cultura e alla lettura, portando enti pubblici e privati a puntare soprattutto sul Sud Italia.