Entra nel vivo il processo per Sean John Love Combs, alias P. Diddy (ex Puff Daddy). Dal 16 settembre, il celebre rapper e produttore musicale statunitense è detenuto presso il MDC Brooklyn, un carcere noto per la sua durezza situato a New York.
Le accuse mosse contro di lui sono numerose e gravi. Combs è accusato di aver sfruttato la sua "posizione di potere e fama" per costringere diverse donne a partecipare a prestazioni sessuali, all'uso di sostanze stupefacenti e a subire abusi, in occasione di eventi da lui definiti "Freak Offs".
Oggi, 9 ottobre, è prevista la prima udienza in tribunale, ma l'iter processuale sarà verosimilmente molto lungo.
I legali di Combs avevano presentato un ricorso in appello, dopo aver precedentemente annunciato l'intenzione di chiedere alla corte l'annullamento della sentenza del giudice Andrew L. Carter. Tuttavia, il giudice ha rapidamente respinto la richiesta della difesa, sostenendo che non esistono "condizioni o combinazioni di condizioni" che potrebbero garantire la scarcerazione dell'imputato. La motivazione? La sua libertà potrebbe mettere a rischio i testimoni, che potrebbero essere intimiditi al fine di evitare che testimonino.
Inoltre, il giudice ha rifiutato anche la richiesta di cauzione, fissata a 50 milioni di dollari. Sono state bocciate anche le proposte di arresti domiciliari presso la residenza in Florida del rapper, con monitoraggio tramite GPS e restrizioni severe per i visitatori. La preoccupazione principale resta che, una volta rilasciato, Combs possa fuggire all'estero, rendendo impossibile il suo ritorno negli Stati Uniti.
Infine, l'avvocato Marc Agnifilo ha suggerito di trasferire il suo cliente in una prigione nella contea di Essex, nel New Jersey, sostenendo che l'attuale struttura di detenzione sia caratterizzata da "violenza diffusa e condizioni disumane".
Secondo l'avvocato penalista Paul Callan, intervistato da Us Weekly, se P. Diddy venisse giudicato colpevole di tutte le accuse che gli vengono mosse, rischierebbe addirittura l'ergastolo. Tuttavia, sottolinea Callan, è improbabile che questa pena venga applicata, poiché non ci sono decessi legati al caso. Una condanna compresa tra i 10 e i 20 anni di carcere appare decisamente più plausibile.