Qualcuno, facendo riferimento al soprannome del medico nazista Josef Mengele, noto per i suoi macabri esperimenti sui prigionieri dei campi di concentramento, li chiama "angeli della morte". Si tratta dei killer (o serial killer) che agiscono in ambito ospedaliero, come faceva Charles Cullen, la cui storia (vera) ha ispirato il film "The Good Nurse", disponibile su Netflix. Per ricostruirla dobbiamo fare un passo indietro.
Charles Cullen nasce il 22 febbraio del 1960 in New Jersey. Il padre, Edmond, autista di bus, muore quando ha appena sette mesi, lasciando la madre, casalinga, sola con i suoi otto figli. Charles è il più piccolo e cresce bullizzato da tutti. A 9 anni, sentendosi solo e incompreso, tenta per la prima volta il suicidio ingerendo delle sostanze chimiche.
Qualche anno dopo, l'evento che cambia per sempre la sua vita: la madre, Florence, muore in un incidente stradale e il suo corpo, su decisione del personale medico dell'ospedale in cui è ricoverata, viene cremato. Charles cade in depressione. Dopo aver lasciato gli studi, si arruola in Marina, venendo assegnato a un sottomarino. Vi trascorre un anno. Nel frattempo, prova più volte ad uccidersi.
Alla fine, viene riformato. Decide di iscriversi all'università. In soli due anni si laurea presso la facoltà di Infermieristica e incontra la donna della sua vita, che sposa e da cui ha due figlie. Il matrimonio, che all'inizio sembra procedere a gonfie vele, si conclude quando la moglie lo denuncia, chiedendo un ordine restrittivo nei confronti delle bambine.
La donna sostiene che Charles sia pericoloso, che abbia problemi di mente. In quegli anni, in effetti, l'uomo viene licenziato per attività sospette dall'ospedale da cui era stato assunto subito dopo aver terminato gli studi.
Il sospetto è che abbia ucciso dei pazienti somministrando loro insulina e altri farmaci in sovradosaggio. Nessuno, però, va a fondo alla questione: Charles viene assunto da altri ospedali, crea problemi e viene licenziato in un ciclo che dura parecchi anni. È accusato anche di stalking.
Una sua collega, alla fine, segnala alla polizia i suoi comportamenti. Si apre un'indagine che nei primi anni Duemila porta al suo arresto. Gli vengono imputati 40 omicidi. Charles ne confessa 29, sostenendo di aver agito per evitare che le persone, malate, soffrissero più del dovuto.
Viene appurato, però, che non tutte le vittime erano in fin di vita. Che avrebbero potuto salvarsi. La condanna arriva ed è pesantissima: 18 ergastoli consecutivi. Ancora oggi è detenuto nella prigione statale del New Jersey.
La sua storia ha ispirato il film "The Good Nurse", ma non è l'unica del suo genere: si pensi a quella di Antonio Busnelli, l'infermiere del Fatebenefratelli di Milano condannato per aver ucciso due pazienti attraverso la somministrazione dell'Isoptin, un vasodilatatore che, se assunto in modo improprio, può causare gravi crisi cardiache.
Il movente? Economico: stando a quanto ricostruito nel corso del processo a suo carico (negli anni Novanta), dopo aver fatto fuori le sue vittime l'uomo intascava una percentuale dei soldi che le famiglie dovevano alle pompe funebri a cui lui stesso le indirizzava, con l'obiettivo di arrotondare lo stipendio.
le parole da lui rivolte ai magistrati.