Civita di Bagnoregio sembra una città galleggiante nel cielo e per questo motivo ha stregato Miyazaki, che più volte ha dichiarato che il borgo viterbese è stato l'ispirazione per l'ambientazione del suo film d'animazione del 1986 Laputa - Castello nel cielo.
L'immaginario contemporaneo, soprattutto quello legato alla narrativa per ragazzi, trova spesso ispirazione in luoghi reali che si intrecciano con la fantasia. Uno degli esempi più significativi di questa fusione tra realtà e fantasticheria è rappresentato da Valvento, luogo fittizio descritto nel libro La ragazza che amava Miyazaki scritto da Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua e edito da Einaudi Ragazzi. All'interno del libro, Valvento emerge come un tributo non solo all'universo creativo di Hayao Miyazaki, ma anche al paesaggio straordinario di Civita di Bagnoregio, un borgo italiano che evoca un senso di magia e meraviglia simile a quello delle opere del regista giapponese.
Civita di Bagnoregio, situata nella provincia di Viterbo, è una cittadina che ha guadagnato negli ultimi anni una crescente notorietà, sia per la sua bellezza architettonica sia per la sua singolare posizione geologica. Costruita su una collina di tufo, è conosciuta come "la città che muore" a causa dell'erosione che minaccia il suo perpetuo degrado. La sua architettura medievale, i vicoli stretti e le abitazioni in pietra conferiscono a Civita un aspetto quasi fiabesco, richiamando alla mente le ambientazioni fantastiche dei film di Miyazaki.
Nel libro La ragazza che amava Miyazaki, Valvento viene descritto come un luogo immaginario che trae notevoli spunti visivi e narrativi da Civita, fungendo da sfondo per le avventure e le scoperte della protagonista. La presenza di elementi naturali, come i dirupi e le valli circostanti, arricchisce il paesaggio di Valvento, rendendolo vivo e vibrante.
Nell'universo di Hayao Miyazaki, Laputa volteggiante nel cielo, rappresenta un simbolo di utopia e di meraviglia, un luogo dove la fantasia è in grado di superare i confini della realtà. Questo luogo sopra le nuvole, caratterizzato da tecnologie avanzate e natura incontaminata, si configura come un rifugio ideale, un'escursione verso l'ignoto e l'incredibile. L'incontro tra civiltà e natura in Laputa stimola riflessione e l'immaginazione.
Valvento, analogamente, diventa un microcosmo dove la bellezza naturale e la scoperta della cultura sono indissolubilmente legate. Questo riferimento a Laputa rispecchia la stessa concezione di un viaggio che supera le mere frontiere fisiche e temporali, portando i personaggi e i lettori a esplorare temi di crescita personale, amicizia e avventura.
Nel libro La ragazza che amava Miyazaki, Valvento non è soltanto un'ambientazione, ma diventa anche un simbolo di esplorazione e di auto-scoperta. La protagonista, Sofia, attraverso le sue esperienze, si confronta con le sue paure, le sue aspirazioni e il mondo circostante. Questo itinerario interiore è parallelo al viaggio fisico che intraprende in un luogo che raccoglie ricordi e tradizioni, creando in questo modo un legame forte con la propria identità.
Anche Civita, con la sua storia intrisa di eventi, culture e trasformazioni, funge da specchio per la protagonista. La cittadina rappresenta le radici culturali e storiche che alimentano il senso di appartenenza e la ricerca di senso nel moderno contesto di vita. Questo connubio tra passato e presente, tra antico e moderno, diventa un elemento chiave per comprendere la complessità del viaggio della ragazza, non dissimile da quella che si può percepire nei film di Miyazaki.
Un altro aspetto fondamentale è la rappresentazione della natura, che in Valvento gioca un ruolo significativo. La bellezza dei paesaggi, il cambiamento delle stagioni e il potere evocativo degli elementi naturali sono elementi che collegano la protagonista con il mondo che la circonda. Civita di Bagnoregio, con i suoi panorami mozzafiato e le sue peculiarità geologiche, crea una sinergia con il contenuto del libro, esaltando l'importanza di preservare la bellezza del nostro pianeta.
Analogamente, nei film di Miyazaki, la natura è un'entità viva, custode di segreti e saggezze antiche. La relazione simbiotica tra personaggi e ambiente sottolinea un messaggio chiaro: la salvaguardia della natura e l'interconnessione di tutte le forme di vita devono essere al centro delle nostre priorità.
Oltre al fittizio borgo di Valvento (che è un mix di elementi miyazakiani e non riprende soltanto Laputa, ma anche altri dettagli provenienti da La città incantata e da Nausicäa della Valle del vento sempre del regista nipponico), c'è anche il Giappone, che è il luogo del cuore di Sofia.
Nella seconda parte del libro, le descrizioni visive dei paesaggi giapponesi, dai fiori di ciliegio ai templi antichi, svolgono un ruolo cruciale nel rendere tangibile l'atmosfera del Sol Levante. Questi elementi naturali e architettonici non sono semplici scenografie; al contrario, si intrecciano nel racconto come simboli del passaggio del tempo e dell'effimero, temi cari anche alla filosofia giapponese. La bellezza transitoria, rappresentata perfettamente dalla fioritura e caduta dei sakura, si erge a metafora della vita stessa, e la protagonista apprende quanto sia importante apprezzare ogni istante.
In conclusione, La ragazza che amava Miyazaki rappresenta un affascinante punto di incontro tra realtà e immaginazione. Valvento diventa così un simbolo di speranza e di scoperta, un luogo dove è possibile rifugiarsi e dare sfogo all'immaginazione. Il Giappone, invece, può essere considerato come un luogo dell'anima e attraverso le esperienze della protagonista, il testo offre una riflessione profonda sul valore delle radici culturali, sull'amore per la natura e sulla necessità di sognare un futuro migliore.
Questa fusione di elementi reali e fantastici non solo arricchisce il contenuto del libro, ma invita anche i lettori a esplorare i loro mondi interiori e a riconnettersi con la bellezza che li circonda, esattamente come i film di Miyazaki hanno fatto per generazioni. In tal modo, il libro si erge non solo come un'opera di narrativa, ma come un autentico invito a vivere in un mondo possibile e a sognare mondi (im)possibili.