È un caso che andrebbe studiato, quello del flop di “Better man”, il singolare biopic dedicato alla vita e alla carriera di Robbie Williams. E andrebbe fatto vedere nelle scuole di cinema di tutto il mondo come monito agli aspiranti giovani registi che, idealisti, potrebbero essere convinti che la qualità di una pellicola sia ancora il parametro fondamentale del suo successo.
Perché “Better man” non è stato solo amato da pubblico e critica. Si può dire senza timor di smentita, infatti, che il film diretto da Michael Gracey è stato letteralmente adorato da coloro che lo hanno visto. Pochi però, dal momento che ora si appresta a diventare il primo, grande disastro economico di questo 2025 sul fronte cinematografico.
Cos’è successo? Cosa è andato storto?
La risposta è, al tempo stesso, semplice e complessa. Perché oggi l’industria del cinema (come e più di qualsiasi altra) dipende in massima misura dal marketing. Di conseguenza, sbagliare una campagna promozionale o una finestra di uscita nelle sale cinematografiche può comportare la morte commerciale anche di una pellicola di valore.
Da questo punto di vista, in un’ennesima conferma della ben nota “Legge di Murphy”, tutto ciò che poteva andare storto con il biopic firmato da Michael Gracey, lo ha fatto.
A partire dalla scelta scellerata della data di distribuzione della pellicola. Il film, infatti, è arrivato nelle sale cinematografiche statunitensi il 25 dicembre 2024. In pieno periodo natalizio, dunque, tradizionalmente affollato di ogni genere di pellicole, da quelle per tutta la famiglia a quelle d’autore in corsa per gli Oscar.
E il Natale 2024 non ha fatto eccezione in tal senso, vedendo arrivare nelle sale “Mufasa - Il Re Leone”, l’horror di Robert Eggers “Nosferatu”, il drammatico “La stanza accanto” di Pedro Almodovar, il thriller erotico con Nicole Kidman “Babygirl” e l’altro grande biopic musicale del momento, “A complete unknown” dedicato a Bob Dylan con protagonista la star Timothée Chalamet. Difficile trovare spazio per una distribuzione quantomeno decente con una competizione tanto agguerrita.
Lo stesso si può dire per la distribuzione italiana. “Better man” è uscito nelle sale del Belpaese il 1 gennaio, dovendo fare i conti ancora con “Nosferatu”, con “Maria”, film biografico dell’apprezzato regista cileno Pablo Larrain con Angelina Jolie nei panni di Maria Callas, con un serio pretendente agli Oscar come “Emilia Perez” e con “Here” di Robert Zemeckis con Tom Hanks.
Non a caso, nel gruppo Facebook “Diario italiano di Robbie Williams Official Facebook Page”, in molti lamentano la difficoltà nel riuscire a trovare un cinema che proietti il film. E, anche quando la trovano, spesso devono fare i conti con orari impossibili.
Un errore di valutazione imperdonabile, dunque, quello della distribuzione. Una scelta che se può avere delle scusanti per gli Stati Uniti, dove forse i produttori puntavano a rendere il film eleggibile per gli Academy Awards 2025 nella categoria degli effetti speciali (possono farlo solo i film usciti entro il 2024), di certo non ne ha all’estero, come confermano i dati del box office.
Il biopic su Robbie Williams ha incassato fino a oggi quasi 12 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 110 milioni. Una vera e propria catastrofe, dunque, soprattutto a causa dei costi enormi della pellicola, decisamente superiori a quelli di altri film dello stesso genere, come dimostrano alcuni esempi recenti:
Il paradosso è che il principale responsabile di questa grande differenza di spesa è un altro possibile fattore decisivo del flop di “Better man”, e cioè la decisione di assegnare il ruolo del protagonista a una scimmia creata in computer grafica.
La scelta, coraggiosa quanto bizzarra, ha delle precise ragioni legate alla visione che lo stesso Robbie Williams ha del mondo dello spettacolo e dei suoi anni all’interno di esso, vissuti come una vera e propria scimmia ammaestrata per il ludibrio del pubblico.
Tuttavia, sostituire il volto noto della popstar con quello di un primate addirittura nel poster della pellicola ha creato sconcerto e diffidenza piuttosto che generare curiosità.
Queste sembrano essere le ragioni di un fallimento altrimenti inspiegabile.
Guardando solamente al valore della pellicola, infatti, “Better man” sembra avere tutto per essere un successo. Il film riesce a mettere d'accordo pubblico e critica come pochi altri film recenti, con l’89% di recensioni positive della stampa e il 90% degli spettatori, secondo Rotten Tomatoes.
Un consenso quasi unanime che testimonia la buona se non addirittura ottima qualità della pellicola dedicata alla vita e alla carriera di Robbie Williams. Qualità che, però, non sembra essere più il criterio fondamentale alla base del successo di un’opera cinematografica.
In un’epoca in cui le spese di marketing e pubblicità sono praticamente pari a quelle di produzione, soprattutto per pellicole che puntano al grande pubblico, il caso di “Better man” è esemplare di tutto ciò che è necessario non fare quando si promuove un film.