Come le analisi del sangue: almeno una volta all'anno vanno fatte. Così si è presa l'abitudine di chiedere a chi conduce Sanremo se ha problemi a dichiararsi antifascista.
Ieri, in occasione della conferenza stampa di apertura del Festival, quella che sta diventando una vera e propria tradizione è stata rispettata per Carlo Conti, Gerry Scotti e Antonella Clerici:
"Scusate, avete problemi a dirvi antifascisti?"
Risposta: "Noi? E perché mai?!".
Bene: sospiro di sollievo, esame superato alla grande. Anche quest'anno, si è certificato che nelle vene dei conduttori di Sanremo scorre sangue democratico doc. Che l'Ariston è repubblicano fino al midollo. Che a palazzo Chigi non c'è alcuna ducetta, per dirla con Dagospia: il Festival, stasera, può iniziare tranquillamente.
Ma quando è nata quest'abitudine da parte dei giornalisti della mitica sala stampa di Sanremo di chiedere ai conduttori del Festival se hanno problemi a definirsi antifascisti? In realtà, non da tanto. Fu l'anno scorso che la fatidica domanda fu rivolta per la prima volta.
A prendere il microfono in mano, dodici mesi fa, fu l'inviato di Striscia la Notizia Enrico Lucci:
"Cari Amadeus e Marco Mengoni, vi potete definire antifascisti?"
Ama scoppiò a ridere. Poi spiegò che nell'edizione del Covid aveva pensato di invitare due interpreti de La casa di Carta per cantare Bella ciao: pensa te. E poi, assieme a Mengoni, per dimostrarsi antifascista doc, prese a cantare lui stesso la canzone dei partigiani, come ricorda questo video di Fanpage:
Fatto sta che quel diavolo di Lucci mise il sale sulla coda proponendo che la canzone fosse dedicata alla premier Giorgia Meloni. E vabbè.
E quest'anno? Come se la sono cavata Carlo Conti e i suoi due co-conduttori Gerry Scotti e Antonella Clerici? Il Corriere della Sera ha immortalato il momento fatidico così:
E insomma: Conti ha ricordato che stiamo nel 2025, mentre Clerici annuiva e Scotti faceva presente che metà della sua famiglia è stata fucilata dai fascisti: "Prova tu a pensare..."
ha fatto presente in ogni caso il direttore artistico.
E tra un applauso e l'altro (a Sanremo le conferenze non le fanno solo i giornalisti) si è andato avanti per qualche secondo. Fino a che Conti non ha ricordato - giustamente - che se oggi abbiamo la libertà di occuparci del Festival di Sanremo, lo dobbiamo anche a chi ha sacrificato la sua vita all'epoca del fascismo.
Ma l'anno scorso come era nata l'occasione per la quale Lucci aveva chiesto a Amadeus se aveva problemi a dichiararsi antifascista? Beh, dodici mesi fa, al di là della solita polemica contro i governi di centrodestra sempre sul punto di riportare il fascismo in Italia secondo il centrosinistra, erano di grande attualità le proteste dei "trattori".
Nel corso della serata del giovedì, quella dedicata alle cover, era attesa finanche una loro delegazione sul palco dell'Ariston. E l'8 febbraio 2024 all'Ansa toccò mettere in rete le foto dei mezzi agricoli che avanzavano inesorabili verso il centro della città dei fiori e della canzone italiana.
Tra le mitiche palme del lungomare sanremese, avanzava il popolo dei trattori. Che poi faceva un po' paura perché per i conduttori del Festival, la Rai e il Governo facevano rima con "forconi".
E comunque, la settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo può iniziare stasera nel solco del politicamente corretto: quello tracciato dal direttore artistico Carlo Conti. Il quale, oltre a dichiararsi naturalmente antifascista, ha deciso anche di evitare grane impedendo i monologhi sul palco (anche se ha tenuto a precisare che per questa scelta "la politica non c'entra").
"Spazio alla musica", ha annunciato. E allora: musica, maestro.