Tenetevi liberi per stasera, 17 febbraio: a Roma, oltre omaggiare Giordano Bruno, arso vivo in questa data esattamente 425 anni fa in Campo dè fiori, c'è da fare una capatina al Piper Club, il mitico locale di via Tagliamento.
Fu inaugurato giusto 60 anni fa e ha segnato la storia del costume italiano, diventando un'icona per intere generazioni a cavallo degli anni Sessanta e Settanta. L'hanno frequentato Vittorio Gassman, Franco Zeffirelli, Anna Magnani, Alberto Bevilacqua, Nureyev, Monica Vitti. E poi: Albertazzi, Nanni Loy, Loredana Bertè, Carlo Verdone, Patty Pravo. Insomma, si farebbe prima a dire chi non c'è mai stato al Piper Club. Tanto è vero che in quest'anniversario da cifra tonda, sovviene che ci sia stata anche lei: Giorgia Meloni.
E insomma: se una nasce alla Garbatella da underdog, non può non essere stata al Piper a servire ai tavoli e poi dietro al bancone a preparare i cocktail. Una volta, era il 2009 ed era una rampante quanto giovanissima ministra della Gioventù, lo confidò lei stessa, Giorgia Meloni:
Ora: come sempre, in queste cose, quando, fatta una certa età, tutti ci mettiamo a raccontare i "sacrifici" che abbiamo fatto da ragazzi, non si sa fino a che punto arrivi la realtà e dove inizi la leggenda (le mura del Piper, poi, ne sono piene). Fatto sta che Luca Telese, all'epoca ancora cronista del Giornale, fece un salto sulla sedia a ricevere quella confidenza. E, strabuzzando gli occhietti, le chiese di nuovo: "La Meloni barman al Piper?!"
Lei gli fece un bel sorriso e, per dimostrare che non stava lì a darsi arie, confidò:
E insomma: stasera, tra un disco e l'altro, al momento della torta, al Piper, potrà ricordarsi anche questa: le origini della Giorgia self-made woman sono da rintracciare proprio qui, "il tempio del beat", come lo definisce Corrado Rizza nel suo libro che ha dato alle stampe per l'occasione
E chissà se l'avvocato Alberigo Crocetta e i suoi due soci, Giancarlo Bornigia e Alessandro Diotallevi, al momento dell'inaugurazione, il 17 febbraio 1965, in quello che non era altro che un garage, avrebbero mai pensato di mettere a libro paga una futura presidente del Consiglio.
No che ai politici non piaccia ballare, eh: per carità.
Nella prima Repubblica, il ministro socialista Gianni De Michelis ne fece un assoluto must nei rampanti anni Ottanta tanto da scriverne un libro ("Dove si va a ballare stasera? Guida a 250 discoteche italiane", Mondadori)
E, nella Seconda Repubblica, beh: ragazzi, nella Seconda, bisogna fare spazio al Capitano al Papeete. Non scherziamo
E comunque: al di là di ciò che pensa nello specifico del collega di governo Matteo Salvini, quello che, nel giorno del sessantesimo del Piper, preme qui sottolineare è come Giorgia Meloni non abbia mai voluto mischiarsi con gli altri del "potere". Nel senso: gli altri politici andavano in discoteca per divertirsi e ballare? Lei ci andava a lavorare.
Questo suo modo di raccontarsi l'ha sempre contraddistinta, fin da molto prima che arrivasse a Palazzo Chigi. Tant'è che al povero Luca Telese la 32enne Meloni raccontò del Piper dicendo anche che con quei soldi che guadagnava da cameriera o da barman ("barman" è il termine che utilizzò lei nell'intervista il futuro Presidente) riuscì a comprarsi anche un'auto con lo stereo:
Stasera, allora, ritorno alle origini: due salti al Piper.