21 Feb, 2025 - 10:10

Fedez e la depressione: dopo il suo “messaggio coraggioso” cosa resta?

Fedez e la depressione: dopo il suo “messaggio coraggioso” cosa resta?

Fedez ha presentato sul palco del Festival di Sanremo una canzone molto personale che ruota intorno al tema della depressone. Oltre alla bellezza del brano, quello che è stato sottolineato da molti è “il coraggio” del rapper nel mettersi a nudo e parlare di un tema importante come quello della salute mentale. Ottimo sì, ma oltre ai dovuti complimenti, cosa resta nel dibattito pubblico di questo tema? Purtroppo non molto!


Lo stigma 


“La normalizzazione del disturbo psichiatrico come parte comune dell'esperienza umana è qualcosa che è fondamentale raggiungere, a livello sociale, per permettere ai pazienti di accedere alle cure con serenità e proseguirle nel tempo” ha commentato Liliana Dell'Osso, presidentessa della Società italiana di psichiatria. Ed è vero che esiste ancora uno stigma che riguarda il mondo della salute mentale. Stigma che colpisce sia chi opera la professione, spesso ritenuto un professionista “di serie B”, sia chi si rivolge ad uno psicologo o, dio non voglia, ad uno psichiatra, tacciato di essere instabile o debole.  Sono ancora troppe le persone che sostengono che patologie come l’ansia, la depressione o il disturbo post traumatico possano essere “risolte” con l’attività fisica, parlandone con i propri amici, o paradossalmente lavorando su sé stessi in solitaria. O peggio, sono ancora troppe le persone che parlando di salute mentale, affermano di non aver bisogno di nessun tipo di aiuto perché “non sono pazzi”.


Depressione: il male del secolo 


Ma pensarsi “fuori” da questo discorso, convincendosi “di stare bene” è semplicemente anacronistico. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ansia e la depressione sono di fatto i “mali del secolo” e colpiscono oltre 350 milioni di persone nel mondo senza distinzione di sesso, età e stato sociale. Già nel 2017 la depressione era il disturbo mentale più diffuso in Italia. Secondo l’Istat interessava 2,8 milioni di italiani e da quel momento i numeri sono cresciuti, soprattutto a causa del tipo di società che abbiamo costruito intorno a noi: una società che corre incessantemente verso un futuro ormai incerto, e che chiede sempre più tempo e impegno ai suoi membri, per soddisfare le richieste di un mercato basato su un concetto fuorviante di benessere. 

Il concetto di benessere psicologico ha guadagnato negli anni sempre più spazio, ed è stato al centro del dibattito sociale e politico soprattutto dal 2020 in poi, in seguito alla pandemia di Covid-19, periodo in cui le iniziative incentrate sul tema della salute mentale in Italia si sono moltiplicate, e il tema in qualche modo non è stato più considerato un tabù. Ma se le parole di Fedez ci colpiscono, la narrazione che si fa della depressione è evidentemente ancora acerba; a mancare davvero è un substrato di conoscenza condivisa sull’argomento, e soprattutto un piano d’azione istituzionale che sia ben pensato e strutturato, e che comprenda delle policy di prevenzione e sostegno. La retorica governativa riguardo al tema della salute mentale ne sostiene l’importanza, ma non accetta di esserne responsabile, un po’ come dire “curatevi, ma fatelo da soli”. 


Bonus psicologo: i dati 


Un primo accenno di presa di responsabilità da parte dello Stato si è avuto nel 2021 con il Bonus Psicologo. In pochi giorni le richieste arrivate all’Inps avevano superato le 400mila, mettendo in seria difficoltà il ministero della Salute. Quell’anno solo il 5% dei richiedenti ha potuto usufruire del bonus a causa dei fondi tutto sommato esigui dedicati all’iniziativa. E negli anni successivi attraverso le differenti leggi di bilancio, i contributi destinati al Fondo per il supporto psicologico sono stati sempre meno. Nel 2024 il governo italiano ha destinato un totale di 12 milioni di euro al fondo per il Bonus Psicologo. Inizialmente, erano stati stanziati solo 10 milioni, ma successivamente, a causa dell’elevata domanda, sono stati aggiunti 2 milioni di euro ulteriori. E questo ci fa sperare che in futuro, la consapevolezza sociale e politica dell’importanza della salute mentale vadano sempre più di pari passo.


La salute mentale è salute


Due anni fa, in occasione della Giornata mondiale dedicata ai disturbi psichici, Fedez aveva parlato della necessità di investire di più sulla salute mentale. Quest’anno torna sull’argomento per ribadire che non ci deve essere “vergogna o pudore” nel parlare di salute mentale. E per quanto sia bello che il rapper milanese si sia fatto portavoce di una questione sociale così importante, oltre a lui anche altri soggetti dovrebbero farlo. Perché la salute mentale è salute, e dovrebbe essere riconosciuta come tale, soprattutto dalle istituzioni.

 

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Chiara Cipolloni
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