Sono i numerosi i prodotti italiani interessati dai nuovi dazi imposti all’Italia dagli Stati Uniti. Un lungo elenco che spazia dall’agroalimentare alla moda, dall’industria automobilistica a quella farmaceutica.
Uno choc per l’export nazionale e una doccia fredda per le industrie italiane che, a 48 ore dall’annuncio di Donald Trump, sono ancora in attesa di sapere quali misure intende adottare il governo italiano per sostenere e tutelare il made in Italy.
Mercoledì 2 aprile, Donald Trump ha ridisegnato la mappa e le regole degli scambi commerciali mondiali. Il Presidente degli Stati Uniti ha svelato i dazi imposti sulle merci di fabbricazione estera importante nel mercato americano.
Per quanto riguarda l’Europa e l’Italia i dazi imposti dalla Casa Bianca sono del 25% per l’automotive e del 20% per le restanti categorie merceologiche.
Molti governi europei, tra cui Spagna, Francia e Germania hanno già annunciato lo stanziamento di aiuti finanziari per sostenere le imprese e le economie nazionali. Il governo italiano al momento non ha ancora fatto alcun annuncio in questo senso, scatenando la polemica politica con le opposizioni.
Ecco nel dettaglio quali sono i dazi per l’Italia e su quali prodotti si applicheranno.
Gli Usa hanno imposto dazi reciproci del 20% ai prodotti di fabbricazione europea. La percentuale è data da una tariffa base del 10% (operativa dal 5 aprile) e una aggiuntiva di un ulteriore 10% attivo dal 9 aprile.
Quello statunitense rappresenta il terzo mercato più importante dell’export italiano. Nel 2024 valeva da solo 73 miliardi di euro. I settori che soffriranno maggiormente dell’introduzione dei dazi americani saranno quelli più vocati all’export, come le eccellenze agroalimentari, i vini (il 39% delle esportazioni è diretto negli Usa), ma anche le automobili e il comparto lusso.
I più preoccupati sono senza dubbio gli imprenditori del comparto food e bevande. Nei giorni scorsi hanno fatto molto discutere, ad esempio, le minacce relative ai dazi sul vino (Trump aveva ipotizzato tariffe del 200%) che salgono come tutti gli altri prodotti europei al 20%. L’export del vino vale circa 2 miliardi e impiega quasi cinquecentomila addetti. Il danno economico è stimato in centinaia di milioni di euro.
I dazi colpiscono anche le eccellenze casearie italiane e nello specifico due dei formaggi simbolo del made in Italy: il pecorino e il Parmigiano Reggiano che arriverà a costare 59 euro al chilo. Lo stesso discorso vale per prodotti come mozzarella, ricotta, burrata e gorgonzola che, con i dazi aggiuntivi, avranno costi proibitivi per i consumatori americani. L’Italia è il primo esportatore al mondo di formaggi negli Usa.
Coinvolti nella giostra di dazi e rincari anche altri due simboli della cucina italiana: l’olio d’oliva e le conserve di pomodoro. Queste ultime potrebbero salire al 32%. Il 15% delle conserve made in Italy finisce sul mercato americano.
Un altro simbolo dell’agroalimentare italiano è il prosciutto, Parma e San Daniele.
Molti dei prodotti citati godono della denominazione di origine protetta, che rende impossibile la delocalizzazione della produzione all’estero. Di conseguenza, le aziende produttrici non hanno alcuna possibilità di aggirare le imposte doganali maggiorate.
In allarme anche i settori dell’industria automobilistica, su cui grava una tassa del 25%, e della moda che, invece, subisce i dazi del 20%.
Il settore dei macchinari e delle attrezzature rappresenta la fetta più importante delle esportazioni italiane nel mercato Usa. Veicoli, ma soprattutto macchinari industriali per i quali il mercato americano vale il 12% delle esportazioni globali.
Abbigliamento, filati, calzature, pelletterie, infine, valgono circa tre miliardi l’anno.
Insomma, se non è uno tsunami, ci siamo comunque vicini. Molti Stati europei hanno previsto corposi aiuti finanziari per sostenere le imprese. La Spagna ha annunciato un piano da 14 miliardi di euro per proteggere aziende e occupazione dall’ondata dei dazi Usa, mentre la Germania vara un piano di investimenti da 1.000 miliardi nei prossimi anni.
E il governo Meloni? Al momento non sono filtrate notizie su eventuali pacchetti di aiuti e sostegni alle imprese. La premier ha chiesto all’Europa la possibilità di prevedere deroghe al patto di stabilità e di sospendere il green deal sulle auto.
Proposte che sono considerate insufficienti dalle opposizioni, che continuano ad accusare il governo di essersi fatto trovare impreparato all’arrivo delle sanzioni e di restare inerte davanti ai rischi per aziende e lavoratori italiani.
Dichiara la segretaria del Pd, Elly Schlein, mentre il leader M5S Giuseppe Conte scrive su X:
In risposta ai dazi degli Stati Uniti la Spagna ha annunciato subito un piano da 14 miliardi a protezione di imprese e posti di lavoro. E lì hanno bollette più basse per imprese e famiglie, salario minimo legale. Noi invece abbiamo Giorgia Meloni che gli stipendi li ha aumentati… pic.twitter.com/lBQsICCXCL
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) April 4, 2025
La risposta ai dazi imposti da Trump deve essere su più livelli: quello europeo che prevede la contrattazione diretta dell’Ue con la Casa Bianca e l’applicazione di dazi compensativi, e quello nazionale con l’attivazione di eventuali aiuti e sostegni alle imprese.