A oltre tre anni dal ritrovamento del corpo senza vita della moglie Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 a Trieste, Sebastiano Visintin è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario.
"Un atto dovuto, per il compimento di attività che, francamente, stupisce a distanza di così tanto tempo", fanno sapere gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, che lo assistono, in una nota diffusa dalla trasmissione televisiva Chi l'ha visto.
"Non sappiamo quale strada investigativa ulteriore voglia percorrere la Procura", proseguono i legali di Visintin che, pur dicendosi "come sempre fiduciosi, nonostante tutto, di quello che sarà un atteso approdo della verità", si chiedono: "Perché proprio Sebastiano? Perché solo lui?".
concludono, rimettendo tutto nelle mani del pm Ilaria Iozzi, che ha da poco preso in carico il fascicolo, subentrando a Maddalena Chergia.
La nota degli avvocati di Visintin diffusa dalla trasmissione televisiva Rai "Chi l'ha visto?".
Qualche giorno fa, prima dell'iscrizione ufficiale nel registro degli indagati - anticipata in diretta a Quarto Grado da Carmelo Abbate, consulente di Visintin - gli inquirenti si erano recati nella sua abitazione di via Verrocchio per una perquisizione.
Dopo sette ore, avrebbero portato via coltelli, cesoie, forbici, un maglione e un paio di guanti. Oggetti che, molto probabilmente, saranno ora sottoposti ad analisi. Intercettato dai giornalisti mentre era in Austria, Visintin si è detto "tranquillo".
Liliana Resinovich, 63 anni, pensionata, scomparve dopo essere uscita di casa la mattina del 14 dicembre 2021. Ventidue giorni dopo, fu trovata morta nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico "San Giovanni" di Trieste, non lontano da dove era stata avvistata per l'ultima volta.
Il suo corpo era avvolto in due grandi sacchi neri per l'immondizia, con la testa chiusa in due sacchetti più piccoli. Una circostanza insolita, che però non impedì agli inquirenti di concludere che potesse essersi suicidata, forse dopo essersi volontariamente nascosta da qualche parte.
La svolta è arrivata solo grazie alla nuova perizia affidata a un pool di esperti guidato dalla dottoressa Cristina Cattaneo dopo l'opposizione dei familiari alla richiesta di archiviazione del caso come suicidio e l'apertura di un nuovo fascicolo da parte del gip Luigi Dainotti.
Dalla perizia è infatti emerso che Liliana sarebbe morta per soffocamento, dopo essere stata colpita e aver tentato di difendersi. Perdipiù lo stesso giorno della scomparsa, dato che nello stomaco erano ancora presenti tracce della colazione di quel mattino.
Il fratello della 63enne, Sergio Resinovich, chiedeva da tempo alle autorità di approfondire il ruolo del cognato, su cui ha sempre avuto dubbi. In un'intervista a Il Messaggero, ha ribadito che, secondo lui, Visintin avrebbe "un movente: non voleva perdere il controllo su di lei, né la stabilità economica che gli garantiva il rapporto".
Anche Claudio Sterpin, amico di lunga data di Liliana, si è detto soddisfatto degli ultimi sviluppi. Commentando la notizia, ha dichiarato ai giornalisti che "da tre anni" attendeva "questo momento". A suo dire, l'uomo potrebbe aver avuto un movente di natura sentimentale, visto che Liliana lo avrebbe presto lasciato per iniziare una nuova vita con lui.
Nei mesi precedenti alla scomparsa, in effetti, la donna aveva effettuato online ricerche su come "divorziare senza avvocato", informandosi anche su un possibile nuovo appartamento. E si era scambiata con Sterpin "messaggi in codice" dal chiaro contenuto affettivo. La mattina del 14 dicembre avrebbe dovuto incontrarlo. In casa aveva lasciato la fede nuziale.
Le indagini, ovviamente, proseguono a 360 gradi.