Aveva appena parcheggiato la sua auto, quando è stata colta di sorpresa e accoltellata sotto casa, a Samarate, dall'uomo che aveva sposato e dal quale si stava separando. È morta così Teresa Stabile, 55 anni, ennesima vittima di femminicidio. Il marito, Vincenzo Gerardi, ha già confessato.
Negli ultimi tempi, Teresa era tornata a vivere con i genitori, in via San Giovanni Bosco. Aveva lasciato la casa condivisa con il marito, adiacente a quella dei suoi, su consiglio dell'avvocata a cui si era rivolta per avviare le pratiche di separazione. Secondo quanto ricostruito da Varese News, "era terrorizzata dall'uomo".
Gerardi, 57 anni, operaio, "vantava su di lei pretese di controllo: doppie chiavi, richieste di specificare quali fossero i suoi spostamenti". Comportamenti ossessivi che avevano insospettito il figlio maggiore, che circa un mese e mezzo fa aveva sporto denuncia, nei suoi confronti, per violenza privata. Denuncia che, purtroppo, non è bastata a fermarlo.
Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo avrebbe atteso che la moglie rincasasse per poi colpirla con almeno tre coltellate, forse senza neppure lasciarle il tempo di scendere dall'auto. Sarebbe stato un testimone, nel tardo pomeriggio di ieri, a dare l'allarme.
All'arrivo dei soccorsi e delle forze dell'ordine, le condizioni della donna - poi morta in ospedale a Legnano - erano già gravissime. Il marito, che impugnava ancora l'arma del delitto, avrebbe tentato di togliersi la vita, venendo fermato con l'aiuto di un taser e portato in caserma.
Durante l'interrogatorio con il pm di turno, nella notte, ha confessato, negando la premeditazione, ora oggetto di approfondimento da parte di chi indaga insieme al messaggio che, dopo il delitto, avrebbe inviato alla suocera: "Ho fatto ciò che dovevo. Buona Pasqua".
Sembra che il 16 di aprile fosse una data simbolica, per la coppia. E che Gerardi avesse scritto una sorta di lettera per "annunciare" le sue intenzioni ai familiari. Gli elementi da chiarire, però, sono ancora molti.
Intanto, c'è chi - sulla stampa - ricorda che a neanche 300 metri in linea d'aria da dove si sono svolti i fatti, viveva la famiglia di Alessandro Maja, che nella primavera del 2022 uccise la moglie e la figlia minore, ferendo gravamente il figlio Nicolò, miracolosamente sopravvissuto.
Una tragedia. Come lo sono i femminicidi che continuano a consumarsi in Italia, ormai quasi ogni giorno. Tra gli ultimi in ordine di tempo c'è quello di Ilaria Sula, la studentessa di 22 anni uccisa a Roma dall'ex fidanzato Mark Samson, che non accettava la fine della loro relazione e "voleva riconquistarla".
Le indagini, come per il caso di Samarate, procedono serrate. Intanto, sui social si moltiplicano i messaggi di cordoglio. "Marianna Picciardi, Stefania Pivetta, Giulia Maja e oggi Teresa Stabile. Samarate piange già troppe donne", ha scritto un'utente nel gruppo Facebook "Sei di Samarate se...". "Mi sento molto triste stasera".
"Sono stanca", le ha fatto eco un'altra, "come donna, come mamma". "Sono stanca di avere paura per me e per i miei figli, per tutti". E ancora: "Ciao Tere, non doveva finire così". In tanti parlano di una "morte annunciata", e si chiedono cosa si potesse fare. Se non sia il momento di puntare, più che sull'inesprimento delle pene, sulla prevenzione.
Le dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino di Samarate poco dopo l'omicidio - Varese Noi, 16 aprile 2025.
Il sindaco di Samarate, Alessandro Ferrazzi, intercettato dai cronisti, ha dichiarato ieri sera: "Una storia può finire e la vita andare avanti [...]. Siamo vicini ai familiari della vittima". Per il giorno dei funerali (il nulla osta arriverà dopo l'autopsia) ha già disposto il lutto cittadino.