Alle ore 7:35 di lunedì 21 aprile, Papa Francesco muore. Sono seguiti il rito di constatazione della morte del Pontefice e l'apposizione dei sigilli all'appartamento al terzo piano del Palazzo Apostolico in Vaticano e nella Domus Sanctae Marthae, in cui il Santo Padre aveva stabilito la sua residenza fin dal 2013, anno in cui era stato eletto al Pontificato. La scelta era motivata dal desiderio di Francesco di vivere in un ambiente meno solenne e a stretto contatto con i suoi collaboratori.
Sono state pubblicati da Vatican News i momenti dell'apposizione dei sigilli all'appartamento al terzo piano del Palazzo Apostolico, alla presenza del cardinale Farrell, Cardinale Camerlengo, assistito dal cardinale Parolin, Segretario di Stato, e dal monsignore Peña Parra, Sostituto della Segreteria di Stato, insieme a monsignore Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.
Le porte dell'appartamento sono state chiuse con un nastro rosso e rese manifestamente inviolabili tramite l'utilizzo del sigillo della Sede Vacante.
Le operazioni dell'apposizioni dei sigilli si sono svolti secondo le disposizioni della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da papa Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996:
I sigilli resteranno fino alla nomina del nuovo Papa, secondo le norme.
Queste procedure segnano il passaggio dalla guida della Chiesa Cattolica da parte di un pontefice fino al successore. Il sigillo serve a tutelare documenti, oggetti personali e ogni altro elemento legato all'attività pontificia: tale apposizione è necessaria per conservare la memoria storica e garantire l'assenza di manumissioni durante l'interregno.
L'apposizione ha, tuttavia, anche un valore simbolico, dal momento che rappresenta la finitudine umana, la chiusura di una missione e di un ciclo. Le porte hanno, infatti, un valore liminale importante nelle scritture. Inoltre, il gesto richiama la sigillatura del sepolcro di Cristo, come è raccontato nel Vangelo di Matteo (27, 62-66):
Oltre all'apposizione dei sigilli agli appartamenti papali, simbolo dell'inizio della sede vacante è la distruzione dell'anello.
L'anello piscatorio, chiamato così perché raffigura San Pietro apostolo nell'atto di gettare le reti per la pesca, viene forgiato per ogni pontefice nominato e riporta il nome di chi lo porta.
Indossato all'anulare destro, questo anello rappresenta il potere del Papa e viene utilizzato per garantire l'autenticità dei documenti papali e la riservatezza della corrispondenza del Pontefice.
Spezzarlo significa assicurarsi che esso non possa essere utilizzato per usi impropri: a farlo è il Cardinale Camerlengo, che, dopo aver accertato la morte del Papa, lo sfila di mano e lo distrugge, alla presenza degli altri cardinali.