Sono ovunque. In tv, nelle gallerie per commemorare il Santo Padre, nei video dei nostri social: le guardie svizzere fanno sempre da sfondo in questi giorni di lutto globale per la morte di Papa Francesco. E mentre scrolliamo le immagini del Pontefice, loro sono lì. Osservano, marciano, sorvegliano, proteggono. Ma perché le guardie del Papa sono proprio svizzere? Per la prima volta è stato deciso da Giulio II nel 1506.
Tutto nasce nel lontano gennaio 1506 quando Papa Giulio II istituisce la Guardia Svizzera Pontificia. Ai tempi, gli svizzeri erano molto abili come mercenari e apprezzati durante le guerre borgognone e le numerose battaglie in Europa, tanto che diversi regnanti del continente già le assumevano come guardie del corpo e, da allora, anche il Pontefice richiese ai nobili svizzeri di fornire i suoi soldati fidati per proteggerlo.
Inizialmente componevano la compagnia 150 soldati svizzeri capitanati da Kaspar von Silenen, pronti a marciare per Roma ed entrarvi il 22 gennaio 1506. Ed ecco che la Guardia Svizzera non ha mai lasciato il suo ruolo cerimoniale e di attiva difesa nei confronti del Papa. Era presente anche nel famoso Sacco di Roma del 1527, proprio loro hanno permesso a Papa Clemente VII di salvarsi durante la disfatta.
Affidabili, fedeli, le guardie svizzere da secoli rappresentano la forza militare più antica stabilmente presente al mondo. Il motivo per cui restano attive a servizio del Papa è prettamente legato a una lunga tradizione storica.
Dopo la morte di Papa Francesco il 21 aprile 2025, le guardie non fanno che apparire nella carrellata di immagini che nelle ultime ore tempestano i nostri schermi. Questo perché hanno anche il compito di partecipare alle cerimonie funebri vestendo la storica uniforme.
Quando si trovano in borghese, invece, dobbiamo pensarle comunque attive, sempre presenti, mentre si adoperano con dispositivi di sicurezza avanzati durante questo periodo così delicato. A coordinare l'insieme dei 135 elementi attivi c'è Christoph Graf, comandante della Guardia Svizzera Pontificia.
Durante la sede vacante, mantengono le loro attività di protocollo e sicurezza. Si trovano a sorvegliare le entrate del Palazzo Apostolico e della Domus Sanctae Marthae (nella quale è custodita la salma), e collaborano con la Gendarmeria Vaticana per controllare gli accessi.
Nel corso delle esequie (che sono programmate per il 26 aprile) avranno il compito di garantire l'ordine accanto alle forze italiane e di gestire l’afflusso di capi di Stato e dei fedeli.
Ovviamente, proprio in questa situazione di sede vacante, proteggono i cardinali che si riuniranno per il Conclave e si assicureranno che i lavori elettorali procedano senza interferenze dall'esterno.
Le guardie svizzere devono anche mantenere l’integrità dei luoghi papali sigillati (come ad esempio gli uffici o l'archivio) fino a che non viene eletto un successore, per evitare ci siano accessi non autorizzati.