A due anni e mezzo dal suo insediamento, il governo guidato da Giorgia Meloni si trova a fare un bilancio di quanto realizzato e a guardare con determinazione agli obiettivi ancora da raggiungere. La premier, intervistata dall'agenzia di stampa Adnkronos, ha parlato del lungo cammino percorso e delle sfide tuttora aperte, rivelando sia soddisfazione per i traguardi ottenuti che consapevolezza delle criticità irrisolte.
Meloni rivendica con forza la stabilità del suo esecutivo, definendolo uno dei più longevi della storia repubblicana recente, e sottolinea come questa continuità abbia rafforzato la credibilità dell’Italia a livello internazionale. Ma, pur riconoscendo il valore simbolico e politico di tale durata, ribadisce che il vero obiettivo resta il completamento del programma di governo.
Dall’occupazione alla natalità, dalle riforme istituzionali ai rapporti internazionali, la presidente del Consiglio tocca tutti i nodi cruciali del suo mandato. Il suo racconto si snoda tra orgoglio, amarezza e una forte volontà di imprimere un cambiamento strutturale al Paese.
La presidente del Consiglio non nasconde la felicità per i risultati raggiunti in termini di fiducia nazionale e posizionamento internazionale. Meloni afferma che il suo governo ha restituito agli italiani un senso di orgoglio e identità, valori che considera fondamentali per la ricostruzione di una nazione forte e coesa.
Il successo ottenuto nel contrasto all’immigrazione irregolare con gli accordi con l'Albania e nell’incremento dell’occupazione viene contrapposto all’insufficienza dei risultati in tema di natalità, una questione che la premier definisce prioritaria. Proprio di recente la presidente del Consiglio ha parlato delle garanzie per il lavoro, fondamentali per la costruzione della famiglia.
Secondo la leader di Fratelli d’Italia, la denatalità non può essere affrontata solo con risorse economiche, ma necessita anche di un cambio culturale: promuovere una nuova narrazione sul ruolo delle donne e sul valore della maternità appare cruciale per invertire la tendenza. Secondo la premier:
Nel bilancio delle azioni intraprese, emergono anche il rafforzamento della sicurezza sui luoghi di lavoro, con investimenti superiori al miliardo, e la volontà di mantenere la promessa di realizzare il programma elettorale. Tra le priorità che la premier intende lasciare in eredità, spiccano le riforme istituzionali, in particolare quella sul premierato, definita "la madre di tutte le riforme".
Meloni denuncia attacchi diretti alla sua famiglia, definiti come vere e proprie “strategie di character assassination”, e sottolinea come anche il sessismo continui a essere un’arma utilizzata contro di lei, nel silenzio ipocrita di molti.
Il tema della libertà di stampa viene affrontato con fermezza. La premier respinge le accuse di censura e ribadisce che in Italia esiste un pluralismo reale, dove le critiche al governo non mancano, nemmeno sulla televisione pubblica. Sostiene che il problema oggi non è l’assenza di libertà, ma l’uso politico di tale concetto:
Meloni riconosce l’importanza dei social media nella formazione del consenso, soprattutto tra i più giovani. Tuttavia, mette in guardia dal rischio di censura mascherata da lotta alla disinformazione, difendendo la libertà di espressione anche in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e dagli algoritmi.
Sul fronte internazionale, Meloni descrive una politica estera pragmatica, orientata alla difesa degli interessi italiani e a una collaborazione strategica con i principali partner globali. Il rapporto con gli Stati Uniti viene definito solido e trasparente, fondato su un’amicizia storica ma non priva di confronto. La premier evidenzia il ruolo dell’Italia nell’avvicinamento tra le sponde dell’Atlantico e accoglie con favore l’annuncio di Trump di ripristinare il Columbus Day:
Anche i rapporti con l’Unione Europea vengono presentati in termini costruttivi: Meloni rivendica di aver ottenuto risultati concreti, dalla rimodulazione del Pnrr alle nuove politiche migratorie condivise. Ritiene fondamentale rivedere il Green Deal per evitare ricadute negative sulla competitività industriale europea.
Sul piano bilaterale, Meloni parla di un dialogo aperto con leader come Macron, Merz e Starmer, nonostante le differenze politiche. Conclude evidenziando la centralità dell’Italia come potenza esportatrice e come attore attivo nel ridisegno degli equilibri europei e globali.