La McLaren conferma lo straordinario stato di forma e si prende la scena anche nel Gran Premio di Miami. Una vittoria netta, costruita sulla supremazia tecnica della MCL39 e sul talento dei suoi due piloti, Oscar Piastri e Lando Norris. La scuderia inglese, che già nelle ultime gare aveva mostrato segnali convincenti, mette a tacere ogni dubbio con una prestazione dominante.
Il dato più eloquente? 37 secondi rifilati al migliore degli altri, a dimostrazione di quanto il pacchetto tecnico McLaren sia oggi il riferimento assoluto. Solo la Red Bull, grazie alla classe e alla tenacia di Max Verstappen, riesce in qualche modo a limitare i danni e a non sprofondare nella mediocrità in cui sono invece scivolate Mercedes e Ferrari. Ma il dominio arancione sembra destinato a durare, con la McLaren che, gara dopo gara, appare sempre più pronta a giocarsi il titolo.
La gara si accende sin dalle prime fasi con un duello acceso tra Oscar Piastri e Max Verstappen. L’australiano rompe gli indugi al giro 14, dopo alcuni tentativi falliti, e supera l’olandese prendendo la testa della corsa. Da lì in avanti è un monologo: Piastri detta il ritmo e costruisce un margine sempre più ampio. Norris, nel frattempo, risale dal sesto posto dopo un contatto iniziale proprio con Verstappen.
Il britannico sorpassa Antonelli al giro 10, poi Russell e infine di nuovo Verstappen al giro 18, con una manovra che suggella il doppio sorpasso McLaren ai danni del tre volte campione del mondo. Approfittando della Virtual Safety Car scattata al giro 29 dopo l’uscita di Bearman, i due McLaren effettuano il pit stop senza perdere terreno, mantenendo saldamente le prime due posizioni anche dopo la neutralizzazione.
Al traguardo, Piastri vince con autorità, Norris chiude secondo e completa una prestazione di squadra impeccabile. Dietro, Russell sfrutta la sosta agevolata dalla VSC per strappare il podio a Verstappen, che nulla ha potuto contro lo strapotere tecnico degli avversari.
Se McLaren vola, Ferrari affonda. Ancora una volta la Scuderia di Maranello delude su tutti i fronti, risultando addirittura la quinta forza in pista. Charles Leclerc e Lewis Hamilton si ritrovano a battagliare per una misera sesta posizione, in un duello più acceso via radio che in pista. Leclerc supera Sainz al giro 35 e si trova a difendere il posto su un Hamilton nervoso, che pretende il sorpasso appellandosi al vantaggio di mescola e a un presunto "debito" dalla gara precedente.
I team radio del britannico sono sarcastici, impazienti: “Prendetevi pure una tazza di tè mentre ci pensate”, ironizza mentre attende l’ordine del box. L'ordine arriva, Hamilton passa, ma non riesce a raggiungere Antonelli. Si ripristina l’ordine precedente, e il sette volte iridato sbotta: “Dietro c’è Sainz, lascio passare anche lui?”.
Un teatrino imbarazzante che certifica non solo l’assenza di competitività, ma anche una frattura interna che rende ancora più fosco il panorama in casa Ferrari. La delusione non è più contenibile: la macchina non c’è, la strategia nemmeno, e i due piloti, anziché risollevare la squadra, sembrano parte del problema.
Miami segna un punto di svolta nel campionato. La Red Bull resta una minaccia, ma la McLaren è ora il nuovo riferimento tecnico. Piastri e Norris, giovani e affamati, mostrano una solidità e una maturità che promettono battaglia fino alla fine della stagione. Verstappen resta un campione che combatte anche con armi spuntate, ma la superiorità della MCL39 inizia a diventare schiacciante. Dietro, Mercedes arranca e Ferrari implode.
Se Antonelli con la Mercedes riesce a portare a casa un sesto posto positivo, la Rossa si trascina tra polemiche e strategie sbagliate. È notte fonda a Maranello, e la luce in fondo al tunnel sembra sempre più distante. La McLaren, intanto, continua a correre. E oggi, lo fa da favorita.