Quando si apre il conclave, la Chiesa cattolica entra in uno dei suoi momenti più solenni e riservati: i cardinali elettori si chiudono nella Cappella Sistina e nella residenza di Santa Marta, isolati dal mondo esterno fino all’elezione del nuovo Papa. In questo clima di assoluta segretezza, anche la cucina si adegua a regole precise, frutto di secoli di storia, esigenze pratiche e attenzione alla salute dei partecipanti.
Durante il conclave, i pasti dei cardinali sono improntati alla semplicità e all’uniformità. La mensa di Santa Marta, gestita dalle suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli, si occupa di preparare piatti semplici, nutrienti e facilmente digeribili, adatti a sostenere la concentrazione e la salute di uomini spesso avanti con gli anni e sottoposti a un forte stress. Il menù viene studiato per fornire energia senza appesantire, tenendo conto di eventuali intolleranze o esigenze mediche specifiche.
Ecco come si articola la giornata alimentare tipo durante il conclave:
Gli asparagi sono esclusi dal menù del conclave principalmente per motivi legati alla convivenza prolungata in ambienti chiusi. Questo ortaggio contiene composti solforati che, una volta metabolizzati, possono produrre un odore sgradevole nelle urine e nell’alito, risultando poco adatti a una situazione in cui decine di cardinali vivono e lavorano insieme in spazi ristretti e senza frequenti possibilità di aerazione.
Oltre agli asparagi, anche altri alimenti come cipolle vengono evitati per ragioni simili, in quanto stimolano la diuresi o possono creare disagio agli altri partecipanti. La scelta di bandire questi cibi mira quindi a garantire il massimo comfort e rispetto reciproco durante i giorni di clausura necessari all’elezione del nuovo Papa.
Nel passato, la paura che il cibo potesse essere usato per trasmettere informazioni ha portato a regole ancora più stringenti. Nel Rinascimento, piatti come ravioli ripieni, torte o polli interi erano vietati perché potevano contenere messaggi nascosti. Persino vino e acqua dovevano essere serviti in bicchieri trasparenti e ogni portata era controllata dalle guardie prima di essere consegnata ai cardinali tramite una ruota girevole.
Nel Medioevo, quando alcuni conclavi duravano mesi o addirittura anni, furono introdotte restrizioni drastiche: dopo tre giorni senza elezione, ai cardinali era concesso un solo piatto per pasto; dopo otto giorni, solo pane, acqua e vino, per spingerli a raggiungere un accordo più rapidamente. Oggi, invece, la dieta è più equilibrata ma resta improntata alla sobrietà.
I cardinali provengono da tutto il mondo, ma il menù del conclave è ispirato alla cucina italiana, con ingredienti semplici e stagionali. Non mancano le verdure degli orti vaticani, mentre sono esclusi piatti troppo elaborati o grassi come carbonara, abbacchio o maritozzi, che potrebbero appesantire o non incontrare i gusti di tutti. Anche gli asparagi, secondo alcune fonti, sarebbero banditi per via della loro composizione di solforati, poco adatta alla convivenza prolungata in ambienti chiusi.
Nel caso in cui il conclave si prolungasse fino alla domenica, potrebbe essere concesso un dolce da forno e un bicchiere di vino in più, come piccolo conforto per i cardinali. Tuttavia, le ultime elezioni papali sono state piuttosto rapide, rendendo queste eccezioni sempre più rare.
Il tema della segretezza è centrale anche a tavola. Tutto ciò che entra o esce dalla residenza viene rigorosamente controllato per evitare qualsiasi comunicazione con l’esterno. Gli addetti alla cucina e al servizio, comprese le suore, sono tenuti al giuramento del silenzio assoluto e rischiano la scomunica in caso di violazione. Nessun cibo può essere introdotto dall’esterno, nemmeno tramite delivery, per evitare che nei piatti possano essere nascosti messaggi segreti.