10 May, 2025 - 07:05

Fine vita, il governo impugna la legge toscana: quando su come morire decidono gli altri

Fine vita, il governo impugna la legge toscana: quando su come morire decidono gli altri

Forse un giorno toccherà anche al neo Pontefice Leone XIV districarsi nella sempre intricata politica italiana riguardo il fine vita. Un tema che nella Chiesa cattolica ha sempre destato perplessità o alzate di scudi e che nemmeno i nostri politici, non confortati dallo spirito delle Sacre Scritture, sembrano capaci di risolvere.

Chi prova a far da sé, come la Toscana, vede le sue leggi regionali impugnate: questa è stata la decisione dell'ultimo Consiglio dei Ministri andato in scena ieri 8 maggio 2025. La legge toscana sul fine vita era stata approvata l'11 febbraio e salutata dai suoi promotori come un passo in avanti nei diritti personali.

Il ministro Calderoli ha avanzato l'obiezione che la Toscana abbia travalicato le proprie prerogative regionali, violando l'articolo 117 della Costituzione. Mentre si discute in punta di diritto, la politica dà ancora una volta prova della sua cronica lentezza nel recepire le spinte provenienti dalla società civile.

Il governo boccia la legge sul fine vita della Toscana

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani aveva definito la legge di febbraio come "una legge di civiltà" e aveva previsto criteri molto precisi per accedere al suicidio assistito: sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, patologia irreversibile, dipendenza da trattamento di sostegno vitale e capacità di decisioni consapevoli.

Non è stato dello stesso avviso il governo, che recependo una proposta del ministro Roberto Calderoli ha considerato la legge toscana come un'indebita invasione delle prerogative statali in materia di ordinamento civile, penale e livelli essenziali delle prestazioni sanitarie.

Da diversi esponenti della maggioranza l'idea alla base di questo stop è quello di evitare misure "di bandiera" su un argomento tanto sensibile. Forza Italia è il partito che in queste ore si è mostrato più disponibile nel rilasciare dichiarazioni: Maurizio Gasparri, capogruppo forzista al Senato, ha definito la norma toscana "dichiaratamente incostituzionale" e una mossa speculativa della sinistra.

La vicesegretaria di FI, Deborah Bergamini, ha affermato che "il governo non poteva fare altrimenti", ricordando che il partito sta lavorando a un testo parlamentare condiviso. Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia ha promesso che il Parlamento legifererà "in tempi utili", accusando la sinistra di non averlo fatto quando era al governo.

Le opposizioni: "Questo è un governo disumano"

La posizione del centrodestra è quindi chiara: il governo è dovuto intervenire in difesa della Costituzione e delle sue norme. Opinioni totalmente differenti fra i partiti della sinistra, che si sono intestati quella che per loro è innanzitutto una battaglia di civiltà, utile anche a liberare molte situazioni da una "zona grigia" legislativa in cui rischiano di finire pazienti, loro parenti e chi ne cura la salute.

Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha definito la scelta del governo "ipocrita, cinica e codarda", accusandolo di fermare la legge toscana quando nemmeno i lavori parlamentari sono partiti. Sempre fra dem ha parlato Francesco Boccia, capo dei senatori PD, il quale ha ricordato che il ddl Bazoli (una proposta sul fine vita già approvata alla Camera) è fermo a causa delle divisioni della maggioranza.

Uno dei partiti che ha più a cuore il tema del suicidio assistito è +Europa, il cui segretario Riccardo Magi ha espresso su X tutto il suo disappunto per uno stop ideologico e senza alcun fondamento: "il governo di Meloni perseguita le persone fin dentro il letto di morte", senza lasciare alle Regioni autonomia per modificare le loro norme sanitarie.

Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra e il Movimento 5Stelle hanno infine definito la scelta governativa "scellerata e paradossale".

Un tema non soltanto politico, ma anche etico

Chi ha portato sul piano nazionale la questione del fine vita, cioè il presidente toscano Giani, ha ribadito ancora una volta come la legge impugnata fosse stata elaborata basandosi sulla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha riconosciuto il diritto al suicidio assistito in presenza di precisi requisiti, lasciando al legislatore il compito di indicare i dettagli organizzativi.

Proprio qui sta uno dei punti della questione, che precede o forse accompagna il livello etico. Il problema legislativo è che i giudici costituzionali abbiano dovuto indicare a Camera e Senato dove intervenire, ricordando ai loro membri che l'elaborazione delle leggi spetta alla politica e non alle aule di tribunale.

Filomena Gallo e Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni hanno ricordato come - in caso di ricorso alla Consulta - ci potrebbe essere la quinta sentenza in sette anni sul fine vita. Un segnale di un Parlamento bloccato e alle prese con altre problematiche, ma sempre pronto a puntare il dito contro chi gli ricorda il proprio compito: dare forma alle aspirazioni e alle esigenze della società nel suo insieme.

Rispondere all'urgenza di chi soffre o invocare il rispetto delle prerogative statali? Chissà che Leone XIV non abbia una parola dirimente del più che annoso problema.

I tre punti salienti dell'articolo

  • La legge sul fine vita della Toscana – approvata a febbraio 2025 per regolamentare il suicidio assistito nel rispetto della sentenza 242/2019 della Consulta – è stata impugnata dal governo Meloni su proposta di Calderoli, che ha contestato un’ingerenza nelle competenze statali.

  • Il centrodestra rivendica la difesa della Costituzione e accusa la sinistra di strumentalizzare il tema, mentre l’opposizione denuncia un atto ideologico e disumano, che calpesta diritti fondamentali e ignora la volontà di cittadini e pazienti.

  • Il Parlamento è fermo, nonostante esistano già proposte di legge sul fine vita: la politica continua a rimandare, lasciando che siano i tribunali a colmare un vuoto normativo su un tema profondamente etico e civile.

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Pasquale Narciso
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