Il 20 giugno 2025 si è tenuta presso l’Università Niccolò Cusano di Roma la tavola rotonda internazionale “Circularity beyond sustainability: circular business models drive resilient growth”, un evento che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo accademico e imprenditoriale per discutere il ruolo dei modelli di business circolari nella promozione di una crescita resiliente e sostenibile.
La conferenza si è inserita nel quadro delle iniziative dedicate all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che pone al centro delle politiche globali i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS). Durante la tavola rotonda, i relatori hanno sottolineato come l’economia circolare rappresenti una risposta concreta alle sfide ambientali, economiche e sociali del nostro tempo, superando il tradizionale modello lineare “prendere, produrre, consumare e smaltire” a favore di un sistema fondato su riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero dei materiali.
L’evento ha visto la partecipazione di docenti universitari internazionali, che hanno illustrato nuovi framework teorici e pratici per l’applicazione dei principi circolari ai modelli di business. Accanto a loro, manager di aziende leader hanno presentato casi concreti di successo, mostrando come l’adozione di strategie circolari abbia permesso di ridurre gli sprechi, valorizzare le risorse e minimizzare l’impatto ambientale, contribuendo al tempo stesso a rafforzare la competitività e la resilienza delle imprese.
Un tema centrale della tavola rotonda è stato il contributo delle nuove tecnologie – come intelligenza artificiale, Internet of Things e blockchain – nel trasformare le filiere produttive e i modelli di consumo. I relatori hanno evidenziato come l’integrazione di queste soluzioni digitali sia fondamentale per monitorare i flussi di materiali, ottimizzare i processi e garantire la trasparenza lungo tutta la catena del valore, favorendo così una transizione efficace verso l’economia circolare.
Sono stati presentati esempi di applicazione pratica di queste tecnologie, sia in ambito industriale che nei servizi, sottolineando il potenziale innovativo e la necessità di investire in formazione e ricerca per sostenere la twin transition – la doppia transizione verde e digitale – che caratterizza le strategie europee per il futuro.
La tavola rotonda si è distinta per il dialogo costruttivo tra i diversi attori coinvolti, con l’obiettivo di favorire la diffusione di pratiche innovative e la sensibilizzazione sui temi della sostenibilità. Gli interventi hanno messo in luce l’importanza della collaborazione tra università, imprese e istituzioni per accelerare l’adozione di modelli circolari e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.
L’evento ha rappresentato anche un’opportunità per gli studenti e i giovani professionisti di confrontarsi con esperti del settore, acquisendo nuove competenze e strumenti per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale.
Come spiega la Prof. Maria Francesca Renzi, presidente della AISME, "la crescita sostenibile ha di per sé bisogno di modelli circolari, perché uno dei temi chiave è la scarsità delle risorse, così come l’impatto che il consumo di beni e servizi ha sulla società. Il modello circolarepunta sul riutilizzo di materie prime per generare prodotti e servizi che sono parte del fabbisogno nazionale e mondiale. Naturalmente però la circolarità deve essere essa stessa sostenibile”.
La Presidente di AISME sottolinea: “Il problema è studiare quei modelli di business che oggettivamente abbiano la capacità di essere circolari e allo stesso tempo di contribuire allo sviluppo sostenibile locale e globale. Il ruolo dell’Accademia è proprio quello di studiare i modelli e di verificarne l’applicabilità, ma anche della divulgazione attraverso la didattica”.
Laura Cutaia invece ricorda ECESP, la piattaforma europea degli stakeholder per l’economia circolare: “Avendo partecipato ai lavori, nel 2018 ENEA ha promosso la nascita della piattaforma italiana, ICESP. Da allora abbiamo coinvolto gli stakeholder di tutti i settori e ad oggi abbiamo 800 esperti che partecipano all’attività, divisa in tre pilastri principali e otto gruppi di lavoro che sviluppano il confronto su alcuni temi strategici per lo sviluppo italiano ed europeo. Esiste un database delle buone pratiche, che ad oggi ne contiene circa 250 ed è in costante aggiornamento con nuove aggiunte. L’obiettivo è diffondere le esperienze e replicarle”, conclude.